Iperconvergenza cos’è, a cosa serve e perché, oggi, ne parlano tutti? Dopo la prima guida esclusiva (disponibile qui) abbiamo capito che la risposta, anzi le risposte sono tante… ma tutte convergono verso una verità di massima.

In una fase complessa come quella attuale, con tanto di telelavoro di massa e dati distribuiti in ogni forma e dimensione di Rete, la possibilità di avere a disposizione un Data Center semplice, compatto, pronto, sicuro e flessibile oggi è un sogno che in tanti stanno tentando di realizzare…

Dopo dunque una fase di grande e spesso “fumosa” spinta molto “marketing” e poco reale, per uno dei trend più discussi degli ultimi anni è tempo di maturazione e di richieste consistenti, concrete, convinte.

Ma come sempre andiamo con ordine e, se possibile, partiamo dalle definizioni di massima, dai vantaggi, dai rischi e da un caso concreto, reale, tutto italiano di un system integrator di eccellenza come Elmec.

Una realtà che, grazie alla voce di Mattia Ballerio ci racconterà come e che tipo soluzioni iperconvergenti stanno chiedendo le imprese italiane… e soprattutto con quali ritorni.

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Iperconvergenza cos’è, a cosa serve, una definizione di massima

Vediamo dunque una definizione di massima, vocabolario alla mano.

L’iperconvergenza combina elaborazione, archiviazione e rete in un unico sistema. Le aziende possono scegliere un dispositivo Iperconvergente integrato da un unico fornitore o un software di iperconvergenza indipendente dall’hardware.

L’iperconvergenza è dunque di fatto una piattaforma o, come vogliono gli esperti, un framework IT che combina storage, potenza di calcolo e network in un unico sistema nel tentativo di ridurre la complessità del data center e aumentarne la scalabilità.

Le piattaforme iperconvergenti includono un hypervisor per il calcolo virtualizzato, l’archiviazione definita dal software e la rete virtualizzata e in genere vengono eseguite su server standard.

Più nodi possono essere raggruppati insieme per creare pool di risorse condivise di elaborazione e archiviazione, progettate per un consumo conveniente e massima affidabilità della soluzione.

L’uso di hardware “commodity”, supportato da un singolo fornitore, produce un’infrastruttura progettata per essere più flessibile e più semplice da gestire rispetto all’infrastruttura di storage aziendale tradizionale.

Per i leader IT, i CIO e i manager che si stanno imbarcando in progetti di modernizzazione dei data center, l’iperconvergenza può fornire e mixare dunque l’agilità di una infrastruttura di public cloud senza rinunciare al controllo dell’hardware “casalingo”.

Iperconvergenza e convergenza quali sono le differenze

Ma perché si parla, o parlava anche di Convergenza, e quali sono le differenze?

L’iperconvergenza riguarda livelli di astrazione più profondi e livelli di automazione maggiori.

L’infrastruttura convergente prevede un pacchetto preconfigurato di software e hardware in un unico sistema per una gestione semplificata.

Ma con un’infrastruttura convergente, i componenti di calcolo, storage e rete possono essere separati.

In un ambiente iperconvergente, i componenti non possono essere separati; gli elementi “software defined” sono implementati virtualmente, con una perfetta integrazione nell’ambiente hypervisor.

Ciò consente alle organizzazioni di espandere facilmente la capacità e le funzionalità implementando moduli aggiuntivi.

I vantaggi delle soluzioni iperconvergenti

Un’infrastruttura iperconvergente promette di offrire semplicità e flessibilità rispetto alle soluzioni legacy.

I sistemi storage, i server e gli switch di rete integrati sono progettati per essere gestiti come un unico sistema, in tutte le istanze di un’infrastruttura iperconvergente.

Le capacità di gestione intrinseche facilitano l’utilizzo e si prevede che il “software defined storage” (che è la componente storage prevista all’interno di una piattaforma iperconvergente) produrrà maggiore scalabilità ed efficienza delle risorse.

Con una infrastruttura iperconvergente le aziende possono avviare, accendere piccole risorse, dislocate geograficamente anche in luoghi differenti e poi aumentarle in base alle esigenze, oltre che farle comunicare tra di loro in maniera intelligente.

I fornitori di piattaforme iperconvergenti promuovono e promettono inoltre potenziali risparmi sui costi in aree quali la potenza e lo spazio del data center; software di backup o disaster recovery.

Quali workloads, carichi di lavoro, sono candidati per l’iperconvergenza?

Inizialmente i sistemi iperconvergenti erano destinati all’infrastruttura desktop virtuale (VDI) e ad altri carichi di lavoro generici con requisiti di risorse abbastanza prevedibili.

Nel tempo sono diventate soluzioni speciali per VDI in piattaforme generalmente scalabili per applicazioni aziendali, database e cloud privato, come confermano gli esperti di Forrester.

In un sondaggio tra professionisti IT le cui aziende stanno pianificando, implementando o espandendo il loro uso di sistemi iperconvergenti, Forrester ha infatti scoperto che i carichi di lavoro più comuni in esecuzione su sistemi iperconvergenti sono:

Database, come Oracle o SQL server (citato dal 50%);
Servizi di file e stampa (40%);
Collaborazione, come Exchange o SharePoint (38%);
Desktop virtuale (34%);
Software commerciale impacchettato come SAP, Oracle (33%);
Analisi (25%);
Carichi di lavoro rivolti al Web come stack LAMP o server Web (17%).

Iperconvergenza, il caso Elmec

E siamo al caso Elmec e a un mercato tutto particolare come quello italiano con un operatore IT di eccellenza che sta sviluppando idee e strategie, iperconvergenti, di grande valore.

«L’Iperconvergenza è sicuramente un trend tecnologico che sta avendo un impatto molto forte per noi a livello di risorse interne e di richiesta da parte dei clienti – ci racconta Mattia Ballerio, che occupa un ruolo chiave in Elmec in qualità di Business Developer & Solution Architect -. Ci stiamo muovendo a 360° su questa tecnologia perché semplicemente offre maggior benefici ai clienti per quello che oggi stanno chiedendo con maggiore insistenza: flessibilità e agilità nella gestione della infrastruttura.

Due temi che, soprattutto in questa fase di telelavoro di massa diventano praticamente vitali.

Si tratta di un trend che ci trova particolarmente pronti perché sull’iperconvergenza ci stiamo preparando e formando da tempo con risorse dedicate e partnership strategiche con i brand internazionali di maggiore qualità, innovazione, stabilità e visione tecnologica.

Abbiamo inoltre relazioni storiche con realtà molto importanti del tessuto industriale italiano.

Quando suggeriamo e “portiamo” al loro interno una tecnologia è come se fosse nostra e deve assolutamente rispettare standard qualitativi di altissimo livello e spirito d’innovazione tecnologica.

Noi stessi siamo un caso concreto di utilizzo di piattaforme Iperconvergenti. Si tratta di un modello che ci sta portando enormi benefici a livello di velocità, flessibilità e scalabilità due use case come macro-tipologie di clienti.

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Iperconvergenza e gli ambiti applicativi

«Sono diverse le forme e le dimensioni di imprese che stanno maggiormente beneficiando di queste piattaforme innovative – racconta Ballerio –  ma devo dire che i casi di maggiore efficacia e successo sono soprattutto due. Da una parte ci sono imprese con dinamiche di business molto particolari e crescite infrastrutturali spesso violente che vanno gestite e “domate” con grande attenzione.

In questo modo il cliente ha la possibilità di vivere al suo interno il dinamismo e la flessibilità del cloud, che ben si adatta al proprio modello di crescita, sommando però una gestione e un controllo maggiore con dinamica on-premise.

L’integrazione nativa con i maggiori provider di public cloud (Amazon AWS, Microsoft Azure e Google Cloud Platform) ha raggiunto infatti livelli di sviluppo molto profondi ed efficienti, dando la possibilità di implementare e attuare le cosiddette strategia di multi-cloud ibrido.

Dall’altra parte poi ci sono realtà caratterizzate da strutture molto frammentate a livello geografico e dunque con più sedi, centri di ricerca, sviluppo, lavoro, intervento…

Anche e soprattutto in questi casi vengono apprezzate moltissimo caratteristiche che solo l’iperconvergenza può vantare “by design” ovvero disaster recovery, backup delocalizzato e centralità della gestione infrastrutturale…

Non solo, ora che ‘è fortissima l’esigenza di telelavorare tutti da remoto e che le dinamiche di virtual desktop, VDI, si stanno affermando sempre di più, diventerà ancora più importante, attraverso l’iperconvergenza, avere la possibilità di distribuire i carichi di lavoro tra più sedi e “nodi” in maniera intelligente»

Iperconvergenza, il “caso” HPE SimpliVity

Tra le soluzioni e le piattaforme iperconvergenzti su cui Elmec ha sviluppato competenze e casi di successo soprattutto geli ultimi mesi c’è sicuramente HPE SimpliVity. Si tratta di una piattaforma iperconvergente di livello aziendale, semplice da gestire e creata per accelerare le prestazioni delle applicazioni, migliorare l’efficienza e la resilienza, eseguire il backup e il ripristino delle VM in pochi secondi. 

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HPE SimpliVity può essere usata per:

Semplificare le operazioni mediante una gestione basata su policy e incentrata su VM e tramite automazione e intelligence di alto livello.

Favorire la mobilità dei dati senza interruzioni, aumentando la produttività di utenti e team di sviluppo. In media, i clienti osservano un aumento del tempo da dedicare all’innovazione pari al 91% (HPE.com).

Eliminare la protezione dei dati di terze parti, grazie al backup integrato e alla replica efficiente in termini di larghezza di banda, per offrire i più alti livelli di integrità e disponibilità dei dati.

Sfruttare l’efficienza dei dati per migliorare le prestazioni delle applicazioni, liberare la capacità di archiviazione e accelerare il backup e il ripristino. In genere, gli utenti beneficiano di un miglioramento medio dell’efficienza dei dati pari a 52: 1.

Ottenere un’agevole scalabilità, utilizzando il networking software-defined di HPE Composable Fabric nello stack HCI per arrivare fino a 16 nodi / cluster e 96 nodi/federazione. Offrire da 3 a 40 nodi TB per la capacità di storage, con un aumento della velocità di aggiornamento orchestrata pari al 60%.

Iperconvergenza si ma non a tutti i costi

«Ovviamente – conclude e tiene a precisare Ballerio – iperconvergenza non deve essere un imperativo. Deve esserlo quando e dove conviene ed è più utile per un’impresa, cioè quando l’innovazione tecnologica e l’adozione di nuove tecnologie portano valore aggiunto ai clienti finali.

Abbiamo relazioni di partnership solide con i più importanti player iperconvergenti sul mercato. Non vediamo infatti soluzioni in antitesi, ma vediamo progetti e idee di sviluppo che devono essere adattate, mirate e ritagliate sulle singole e specifiche esigenze, dinamiche infrastrutturali di una azienda e dei suoi processi».

[Vuoi conoscere l’idea di Iperconvergenza che Elmec sta mettendo a disposizione delle imprese italiane? Qui tutti i dettagli e la guida pratica per scoprire casi di successo e soluzioni]

 

 

 

 

 

Iperconvergenza cos’è, a cosa serve e perché, oggi, ne parlano tutti? Il caso Elmec ultima modifica: 2021-06-25T10:00:34+02:00 da Marco Lorusso

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