Generation Management o, meglio, gestione della coesistenza intergenerazionale. Due parole articolate, estese per una sfida senza precedenti che, oggi, accomuna imprese di ogni forma e dimensione. I numeri, in questo senso parlano chiaro.

Ma andiamo con ordine.

Intanto una definizione: per coesistenza intergenerazionale si intende, convivenza, sotto lo stesso “tetto” aziendale di generazioni diverse per età, cultura, linguaggi.

Un fenomeno che oggi, complici diversi fattori sociali (su tutti l’allungamento dell’età media della popolazione), vive soprattutto nel nostro Paese un livello di una estensione che non ha precedenti.

Nel 2025 infatti, il mondo del lavoro si trova a un crocevia cruciale: per la prima volta nella storia infatti, fino a cinque generazioni condividono lo stesso spazio aziendale.

Dai Baby Boomer alla Generazione Z, passando per la Generazione X e i Millennial, fino ad arrivare ai primi rappresentanti della Generazione Alpha, le aziende devono affrontare il tema della coesistenza intergenerazionale in un contesto profondamente influenzato dalle tecnologie digitali.

Uno scenario inedito, complesso ma ricco di potenzialità, che è inevitabilmente oggetto di numerosi studi e analisi che mettono in luce non solo le sfide, ma anche le straordinarie opportunità derivanti dall’integrazione tra generazioni diverse.

Generation Management, lo scenario, i nodi generazionali

Grazie alla ricerca dell’Osservatorio HR Innovation Practice in collaborazione con Doxa, su un campione di 1000 lavoratori e lavoratrici in Italia, è stato possibile analizzare la gerarchia delle priorità nelle diverse generazioni, tracciarne un identikit e approfondire la presenza di alcuni fenomeni e delle relative ragioni

Uno dei principali nodi critici è rappresentato dalle differenze valoriali e culturali che ogni generazione porta con sé. Le nuove leve, come i Millennial e la Generazione Z, ricercano ambienti flessibili, digitalizzati e coerenti con principi di sostenibilità e inclusione.

Per questi giovani lavoratori, la possibilità di operare in modalità remota o ibrida non è un semplice benefit, ma un requisito fondamentale. Secondo un report di LinkedIn del 2025, oltre il 90% della Generazione Z considera il lavoro agile come un criterio imprescindibile nella scelta di un impiego.

Al contrario, le generazioni più anziane, come i Baby Boomer e parte della Generazione X, tendono a valorizzare maggiormente la stabilità, la sicurezza economica e una struttura organizzativa più tradizionale.

Queste divergenze si riflettono anche sui livelli di engagement e benessere. La Generazione Z, nonostante l’elevata competenza digitale, mostra i più bassi livelli di coinvolgimento lavorativo, con solo il 13% dei giovani che si dichiara pienamente impegnato nella propria attività professionale. Inoltre, il fenomeno del “quiet quitting” colpisce in particolare questa fascia, segnalando un crescente disallineamento tra aspettative individuali e realtà organizzativa. Di contro, i Baby Boomer risultano più soddisfatti e valorizzati, registrando livelli superiori di benessere fisico, psicologico e sociale.

Generation Management, il ruolo della trasformazione digitale

L’integrazione delle tecnologie digitali rappresenta un ulteriore fattore di polarizzazione ma anche un’occasione per creare sinergie tra generazioni. Il divario digitale tra giovani e anziani è ancora marcato: in Italia, secondo un’indagine condotta dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale, il 35% dei Baby Boomer non utilizza regolarmente strumenti digitali, contro il solo 6% dei Millennial. Tuttavia, proprio da questa disparità nasce l’opportunità di sviluppare programmi di reverse mentoring, dove i giovani formano i colleghi più anziani sull’utilizzo di nuove tecnologie e strumenti digitali.

La Generazione Z, in particolare, si sta dimostrando protagonista nell’adozione e nella diffusione dell’intelligenza artificiale all’interno dei processi aziendali. In grandi organizzazioni, spiegano i ricercatori del Politecnico di Milano, i giovani dipendenti contribuiscono attivamente allo sviluppo di strumenti basati su AI, come assistenti virtuali o piattaforme di knowledge sharing, grazie alla loro dimestichezza nell’utilizzo dei prompt. Questa contaminazione generazionale favorisce una crescita condivisa, dove l’esperienza si unisce alla capacità di innovare.

Per gestire al meglio la coesistenza intergenerazionale, è fondamentale implementare strategie che valorizzino le competenze di ciascun gruppo. «Il modello del “DNA generazionale”, per esempio – spiega la ricerca del Politecnico di Milano -, consente di mappare e potenziare le skill distintive di ogni fascia d’età, facilitando la collaborazione e la costruzione di team eterogenei ma coesi. Parallelamente, le aziende devono investire in percorsi di formazione continua, promuovere la cultura dell’inclusione e incentivare pratiche di leadership empatica e orizzontale».

Generation Management, un evento da record il prossimo 23 maggio a Roma

La presenza di più generazioni nello stesso contesto aziendale, unita all’avanzamento delle tecnologie digitali, rappresenta dunque una sfida che può trasformarsi in un potente motore di innovazione. Le imprese che sapranno creare un ecosistema di lavoro capace di integrare esperienze diverse, promuovendo al contempo l’alfabetizzazione digitale e il benessere organizzativo, saranno le più competitive nel panorama del lavoro del futuro.

Ma come, dove e da quali passi cominciare? La risposta in un evento esclusivo

La risposta, le risposte… tutte insieme lo stesso giorno, nello stesso spazio il prossimo 23 maggio a Roma presso Hotel Aurelia Antica.

«Il Valore del dialogo tra generazioni nell’impresa del futuro» è il titolo che il management di una realtà di eccellenza come SMI Group ha volutamente scelto per costruire un evento di straordinario valore.

Straordinario innanzitutto perché celebrerà i dieci anni di vita proprio di SMI Group.

SMI è un’impresa che unisce una visione strategica con competenze trasversali per creare soluzioni innovative nei campi dell’Information Technology, dell’automazione industriale e della consulenza strategica. Con una solida presenza in Italia e Polonia, il Gruppo affianca aziende e istituzioni nel loro processo di digitalizzazione.

Un traguardo che, come anticipato, il management di SMI Group ha voluto fortemente celebrare non con un evento autoreferenziale ma con un appuntamento durante il quale proprio una sfida come Generation Management sarà messa a fuoco con numeri, analisi, contributi, confronti esclusivi.

Reverse mentoring, smart working, rischi legati alla scarsa percezione del rischio digitale, regole per costruire uno spazio di lavoro davvero intergenerazionale e inclusivo…

On stage un ecosistema composto da vendor multinazionali come Oracle, Opentext, Stormshield, WatchGuard, talenti e professionisti di eccellenza come Rudy Bandiera oltre, ovviamente, al top management della società.

Generation Management in azienda: sfide, errori da evitare, opportunità da cogliere grazie al digitale. Un evento esclusivo il 23 maggio a Roma ultima modifica: 2025-05-13T15:46:44+02:00 da Marco Lorusso

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