In una Milano che corre veloce e dove ogni giorno la tecnologia e l’efficienza sembrano avere il sopravvento, arriva un gesto che ricuce due mondi apparentemente distanti: quello della comunità degli esperti IT e quello della cucina popolare, autentica e legata alla terra. È la storia di come la community di professionisti del settore – riunita sotto il nome di La Cassœula – ha deciso di sostenere concretamente i frati minori del Centro Sant’Antonio in via Maroncelli, Milano, mettendo in campo non solo donazioni, ma anche un simbolo forte: la cassœula.

L’iniziativa nasce con l’obiettivo di raccogliere fondi per il progetto “Housing First – Casette Giganti” promosso dal suddetto centro: una vera opportunità di riscatto per persone in condizione di grave indigenza, mediante una casa dignitosa da cui ripartire. È previsto che circa 4.000 euro finanzino l’arredo di una delle “casette”; tutte le somme eccedenti verranno destinate alle attività di mensa – cento colazioni e pranzi ogni giorno – e alle docce con fornitura di intimo nuovo per chi non ha altro accesso.  

Ma perché proprio «cassœula»? Perché quel nome ha radici profonde e simboliche, che rendono questo piatto perfetto ambasciatore di valori quali condivisione, semplicità, memoria e comunità. Quindi, mentre pensiamo a questa iniziativa benefica, fermiamoci un attimo a riflettere su quanto la cucina possa parlare di identità, storia e solidarietà.

Un piatto, mille racconti: le origini della Cassœula

La cassœula – nota anche come cazzuola, cazzola o bottaggio nella tradizione lombarda  – è un autentico simbolo dell’inverno milanese e lombardo. Il suo ingrediente-chiave è la verza oppure il cavolo verza (o “verze” in dialetto), accompagnato da tagli di carne di maiale che un tempo non venivano considerati nobili: costine, cotenna, piedini, muso, orecchie.  

Una delle leggende più diffuse la collega alla festa di Sant’Antonio Abate, celebrata il 17 gennaio, data che segnava la fine del periodo delle “mattanze” del maiale nelle campagne lombarde. In quell’occasione, si utilizzavano le parti meno pregiate dell’animale perché i tagli migliori venivano appesi per stagionare o vendere.  

Altri racconti rimandano al periodo della dominazione spagnola di Milano (XVI secolo), secondo i quali un soldato spagnolo avrebbe insegnato la ricetta alla sua amante, cuoca presso una famiglia nobiliare milanese, esaltando così un piatto povero ma ricco di gusto.  

Il nome, inoltre, ha origini dibattute: alcuni lo fanno derivare dal termine dialettale cassœu (cucchiaio), altri da casseruola (la pentola in cui si cuoce), altri ancora dal termine “cazzuola” (la spatola/trowel) che i muratori utilizzavano per mescolare il composto: immagine forte di un piatto che nasce dalla semplicità e dalla manualità.  

Il valore simbolico oggi: tradizione, comunità e sostegno

Prendendo la cassœula come metafora, l’iniziativa della community digitale assume una profondità che va oltre il semplice atto della donazione. Proprio come nella cucina popolare lombarda, dove nulla veniva sprecato e ogni ingrediente – anche quello meno “nobile” – veniva valorizzato, anche nella solidarietà moderna si tratta di valorizzare persone che troppo spesso restano ai margini. Dare una “casetta”, offrire un pasto, una doccia, significa restituire dignità.

È significativo che la cucina, la convivialità, il rito del pasto comune siano al centro di questa iniziativa: non solo una cena di raccolta fondi il 27 novembre (prenotabile tramite link)  ma anche l’invito ad “un posto a tavola” — richiamando quel senso di comunità che nella lombardia agricola era dato dal piatto condiviso, dallo stare insieme al caldo di un buon piatto dopo la prima gelata.

L’uso della cassœula come nome e simbolo non è casuale: è memoria storica, è legame con il territorio, è gusto forte che riscalda corpo e cuore. Proprio per questo dona autenticità al messaggio che la community vuole lanciare: tecnologia sì, ma umanità prima di tutto.

Un invito al gusto e all’impegno

In un mondo dove tutto sembra veloce, dove le comunità reali si perdono spesso dietro schermi e algoritmi, è bello vedere come un piatto antichissimo come la cassœula possa tornare a parlare – con forza – di relazioni, generosità e radici. Se pensiamo alla prossima cena, al momento intorno al tavolo, potremmo scegliere non solo di gustare con lentezza, ma anche di guardare un passo oltre: verso chi non ha ancora quella tavola, quella casa, quella occasione.

La Cassœula sostiene i frati minori: gusto, solidarietà e radici milanesi ultima modifica: 2025-10-20T16:21:14+02:00 da Marco Lorusso

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