Nel cuore del Monferrato, nella cornice della storica tenuta Mazzetti d’Altavilla, lo scorso 30 ottobre si è tenuta una giornata di confronto che ha visto riuniti imprese e partner tecnologici attorno a una delle sfide più urgenti della trasformazione digitale: la sovranità dei dati.
Promosso da Lan Service Group insieme ai principali vendor del settore – Esprinet, Lenovo, Microsoft, ManageEngine e SentinelOne – l’evento “Cloud, AI e sovranità digitale: la sfida della governance dei dati” ha proposto una giornata di riflessione e dialogo “tra palco e realtà”, per citare il claim che ha accompagnato il pomeriggio.
Un claim volutamente ironico, che richiama la distanza – e insieme la necessità di colmare il divario – tra l’entusiasmo per le nuove tecnologie e la complessità quotidiana che le imprese affrontano nel governarle.
La corsa all’AI, la frammentazione degli ambienti cloud e la pressione normativa europea sono i tre fattori che oggi ridisegnano le regole del gioco.
Il palco dell’AI e del cloud all’italiana
Inevitabile una riflessione iniziale dedicata al contesto nel quale tutti, dai rappresentanti del mondo dell’offerta fino ai clienti finali, si stanno muovendo ormai da un paio d’anni.
E i dati parlano chiaro.
Secondo i dati pubblicati dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, nel 2024 l’intelligenza artificiale in Italia è cresciuta del 58%, mentre il cloud computing ha segnato un incremento del 20%.
Numeri importanti, ma che si accompagnano a un quadro di grande frammentazione. Come ha ricordato Andrea Guerrera, fondatore e amministratore delegato di Lan Service, “oggi un’impresa italiana si nutre, in media, del cloud di sette provider diversi nello stesso ambiente ICT. È una ricchezza, ma anche una complessità che richiede visione e governance”.
Ma dal palco Guerrera non ha potuto esimersi dall’aggiungere anche una nota di realismo: “Stiamo sperimentando molto, forse troppo. L’intelligenza artificiale è una grande opportunità, ma se non affrontiamo il tema della sovranità dei dati rischiamo di perdere controllo e valore. Non basta adottare una tecnologia: serve capire dove vivono i dati, chi li gestisce e secondo quali regole”.
Il bagno di realtà: consapevolezza, sicurezza e cultura
Per questo, al di là dell’entusiasmo in molto casi comprensibile, è importante non schivare il “bagno di realtà” e accettare di porre l’accento anche e soprattutto sui rischi e sulle vulnerabilità che derivano da un uso poco strutturato del cloud e dell’AI.
Di nuovo, sono i numeri che danno la dimensione del fenomeno.
Secondo il Rapporto Clusit 2025, gli attacchi cyber gravi sono aumentati del 27,4% a livello globale e del 15,2% in Italia; in oltre il 50% dei casi le conseguenze più gravi derivano da errori umani pre e post attacco.
Un dato che ha offerto lo spunto per discutere di responsabilità e consapevolezza, due parole chiave anche nel contesto normativo: NIS2, Data Act e AI Act rappresentano oggi il quadro di riferimento per una gestione sovrana dei dati, dove la compliance non è solo un obbligo ma un investimento di sicurezza e fiducia.
Ed è qui che entrano in scena i partner.
Le aziende partner dell’evento hanno dato il loro contributo nel dare concretezza allo scenario sin qui delineato.
Così, Esprinet ha sottolineato il valore dell’ecosistema distributivo come leva per diffondere cultura e competenze in materia di sicurezza e governance dei dati; Lenovo ha evidenziato il ruolo strategico delle infrastrutture edge e del cloud ibrido nel costruire ambienti sovrani a livello locale; Microsoft ha riportato la prospettiva europea della Sovereign Cloud Initiative, fondata sul principio della responsabilità condivisa tra cloud provider, partner e imprese; ManageEngine e SentinelOne, infine, hanno mostrato come automazione e AI applicata alla cybersecurity possano migliorare la capacità di rilevare e rispondere alle minacce in tempo reale.
I casi aziendali: la governance come valore
Ma le dichiarazioni di intenti non bastano-
E la nota di concretezza è arrivata con le testimonianze di due imprese italiane: Dimo Euronics e Alientech.
Per Luigi Cappelletto, CIO di Dimo Euronics, la sfida principale è “far convivere innovazione e controllo”. Il retail, ha spiegato, è oggi un settore ad altissimo tasso di digitalizzazione: dal magazzino alla relazione con il cliente tutto passa per i dati. “Abbiamo bisogno di partner che ci aiutino a mantenere il controllo delle nostre informazioni, perché sono la chiave per capire e servire meglio i consumatori”.
Fabio Vogliotti, di Alientech, azienda specializzata in tecnologie automotive, ha messo l’accento sull’importanza di un’infrastruttura dati flessibile ma sicura: “Nel nostro settore il dato tecnico è un asset competitivo. Lavoriamo in un contesto globale, ma vogliamo che i nostri dati restino protetti e accessibili secondo le regole europee. La collaborazione con Lan Service ci permette di farlo, bilanciando prestazioni e sovranità”.
Verso un cloud sovrano e condiviso
La chiusura è tornata ai padroni di casa di Lan Service, che hanno ribadito come la sovranità digitale non sia un traguardo astratto ma un percorso da costruire insieme, passo dopo passo.
“È un buon momento per correre verso il palco dell’AI e del nuovo cloud territoriale è stato sottolineato – ma servono due cose: un buon sorriso e buoni compagni di viaggio.”
Un messaggio che sintetizza il senso dell’incontro: la tecnologia da sola non basta, servono collaborazione, fiducia e un ecosistema capace di tradurre la complessità normativa e tecnologica in valore concreto per le imprese.








