Pol-One e il modello di sicurezza che le PMI richiedono. Un nuovo capitolo per il progetto #RealSecurityRealWorld. Video, testi, storie, voci di eccellenza nel cuore di uno degli ecosistemi collaborativi di maggior successo del mercato ICT internazionale, quello che ruota intorno ad un brand come WatchGuard e alla sua idea di security. Alcuni dei più importanti e talentuosi partner di WatchGuard racconteranno senza filtro il proprio business, la propria idea di security al servizio del loro territorio e delle imprese con cui quotidianamente si confrontano.
Puntate precedenti:
– Dal prodotto al servizio: Vicsam l’ha fatto con WatchGuard
– Quarant’anni di Sistemi Cuneo, tra radici locali e nuove sfide digitali
– Jump Computer, la sfida MSSP: portare sicurezza reale nelle PMI
– SNAP, trent’anni di innovazione e sicurezza digitale dal Centro-Sud Italia
– ITS e WatchGuard, la sicurezza reale che serve alle PMI
– Dal territorio alla protezione continua: la visione di Base Spa e la partnership con WatchGuard
In un mercato nel quale la cybersecurity cresce per complessità più che per prevedibilità, i numeri mostrano uno scarto evidente tra la quantità di attacchi e la capacità delle imprese — in particolare le PMI — di reagire in modo tempestivo. Normative più stringenti, superfici d’attacco più estese, penuria di competenze e budget limitati fanno sì che la sicurezza diventi sempre più un problema operativo prima ancora che tecnologico.
È dentro questo spazio — quello dove le decisioni devono essere prese rapidamente e dove serve fare funzionare davvero ciò che si implementa — che si colloca il progetto “Real Security for the Real World”, con il quale WatchGuard ha deciso di riportare al centro ciò che più spesso rimane sullo sfondo: la voce di chi, ogni giorno, deve tenere insieme infrastrutture, clienti, continuità e rischio. Non una teoria della sicurezza, ma il racconto delle condizioni reali in cui la sicurezza viene erogata, mantenuta e fatta crescere.
Tra queste voci c’è quella di Pol-One, system integrator attivo dal 1989 nell’area milanese, che da più di quindici anni lavora con WatchGuard. La loro esperienza offre un punto di osservazione utile per capire come stanno cambiando le esigenze dei clienti e quale tipo di approccio stia diventando indispensabile per gestire la complessità attuale.
Dal prodotto al servizio: la sicurezza come gestione continua
Secondo Alessandro Polenghi, responsabile della strategia commerciale e CEO di Pol-One, la trasformazione più evidente riguarda il modo in cui le PMI si avvicinano alla sicurezza: “Oggi i nostri clienti ci chiedono monitoraggio, automazione e sostegno specialistico. Vogliono sentirsi sicuri senza dover costruire internamente strutture che sarebbe sostenibile solo per grandi aziende”.
Il punto è cruciale: la sicurezza non è più un insieme di componenti da acquistare, ma un servizio continuativo che richiede visibilità, processi, correlazione e capacità di reazione. Ed è in questa direzione che lo sviluppo che WatchGuard ha impresso al proprio portafoglio — come ricorda Polenghi — ha fatto la differenza: “Uno dei motivi per cui la partnership è rimasta solida negli anni è l’impegno negli investimenti tecnici. L’evoluzione del brand ha seguito con coerenza le esigenze del mercato”.
Nel progetto Real Security for the Real World, questo passaggio operativo è centrale: la sicurezza deve funzionare davvero, non aggiungere stratificazione a un ecosistema già complesso. La Unified Security Platform — pensata per integrare rete, endpoint, identità e threat detection in un’unica gestione — risponde proprio a questa esigenza: ridurre la frammentazione per aumentare velocità e chiarezza.
L’importanza dell’approccio a piattaforma
Nel racconto di Pol-One, la parola piattaforma è ricorrente. Non come buzzword, ma come condizione pratica: “Avere un approccio alla piattaforma significa non avere una sicurezza frammentata. Già è difficile individuare vulnerabilità e criticità: farlo in modo tempestivo con strumenti separati diventa quasi impossibile”.
Che si parli di MDR, NDR, endpoint o firewall, la questione non è l’acronimo ma il collegamento tra le parti. L’MDR, spiega Polenghi, è “un servizio gestito che aiuta a rilevare e portare in azione le minacce”, mentre l’NDR “analizza ciò che accade nella rete e scova minacce che i sistemi tradizionali non individuano”.
Ma il vero valore emerge quando queste funzioni non sono isole separate, ma elementi di un sistema coerente. È la costante che torna in tutti i contributi del progetto: sicurezza reale significa vedere tutto, correlare tutto, reagire ovunque, senza aggiungere carico operativo ai team che devono gestirla.
Il ruolo del partner: rendere accessibile ciò che è complesso
Polenghi descrive il lavoro del system integrator come un’attività di traduzione: prendere tecnologie nate per contesti enterprise e renderle utilizzabili — e sostenibili — per aziende con maturità, risorse e modelli organizzativi molto diversi. “Portare tecnologia completa e sicura alle PMI, in modo semplice e scalabile, è l’obiettivo che condividiamo con WatchGuard”, sintetizza.
Il ruolo di un operatore come Pol-One, in questa prospettiva, è duplice:
- tecnico, perché deve garantire che soluzioni come MDR, NDR e correlazione avanzata funzionino come previsto;
- consulenziale, perché deve aiutare il cliente a capire cosa serve davvero e cosa no, evitando investimenti sproporzionati o scelte che aumentano la complessità invece di ridurla.
È una funzione che diventa sempre più strategica man mano che cresce l’impatto regolatorio. Con NIS2, GDPR e DORA, le imprese non devono solo proteggersi: devono dimostrare di farlo in modo tracciabile, strutturato e verificabile. Qui, la capacità del partner di orchestrare piattaforme unificate, automazioni intelligenti e servizi gestiti diventa un fattore competitivo.
Tecnologia e pragmatismo: la definizione di “sicurezza reale”
Nel progetto Real Security for the Real World, ogni intervista si chiude con una domanda identitaria: cosa significa sicurezza reale per chi la eroga?
La risposta di Polenghi introduce una sfumatura spesso trascurata: “Per me è un bilanciamento tra tecnologia e pragmatismo. La sicurezza deve adattarsi alle esigenze dei clienti, non il contrario”.
Una definizione che restituisce il senso del progetto: riportare la cybersecurity a ciò che è nel concreto — un’attività quotidiana che deve tenere insieme rischio, lavoro, processi e strumenti — e non a un insieme di promesse astratte.








