Crisi RAM e prezzi fuori controllo: come l’AI sta riscrivendo il mercato delle memorie. Tutto quello che sta succedendo.
L’esplosione della domanda di infrastrutture per l’intelligenza artificiale sta ridisegnando in profondità il mercato globale delle memorie. Tra riallocazione produttiva, scorte ai minimi e tensioni sui prezzi di RAM, DRAM, NAND e GDDR entrano in una fase di squilibrio strutturale. Le conseguenze si estendono dal mercato consumer alle strategie delle imprese e dei grandi produttori hardware
Crisi RAM. Un’impennata senza precedenti
Il mercato delle memorie sta attraversando una delle fasi più critiche della sua storia recente. Nel terzo trimestre del 2025 i prezzi contrattuali delle RAM e in particolare delle DRAM (vale a dire i prezzi negoziati tramite accordi di fornitura a medio-lungo termine tra produttori di memoria e grandi acquirenti industriali come OEM, hyperscaler, produttori di server, grandi brand PC) sono aumentati del 171,8% su base annua, superando perfino la crescita dell’oro nello stesso periodo. Per avere un riferimento concreto: un kit DDR5 da 32 GB che per buona parte del 2025 si acquistava intorno ai 125 dollari oggi supera i 250 dollari, mentre le configurazioni da 64 GB sono passate da circa 200 a quasi 500 dollari.
La causa principale è chiara e strutturale: l’intelligenza artificiale. I data center dedicati all’AI richiedono quantità enormi di memoria e i principali produttori – Samsung, SK Hynix e Micron – hanno già allocato praticamente tutta la loro capacità produttiva per i prossimi anni.

Crisi Ram. La tempesta perfetta: domanda AI e riallocazione produttiva
La domanda legata all’AI è di fatto anelastica rispetto al prezzo, cioè non diminuisce nemmeno quando i costi aumentano. Gli hyperscaler continuano ad acquistare su larga scala indipendentemente dai costi, ridefinendo le dinamiche di prezzo di DDR4, DDR5 e HBM. In questo scenario, i tradizionali acquirenti di DRAM sono diventati semplici price-taker, senza più capacità di influenzare il mercato.
Il quadro è aggravato dalla riallocazione delle linee produttive. Le fabbriche che producono DRAM possono riorganizzare le linee produttive in tempi relativamente rapidi, passando dalla memoria per PC e dispositivi consumer, come la DDR5, a quella destinata ai data center – HBM, RDIMM o GDDR per le GPU – che è molto più redditizia. Il risultato è una riduzione netta dell’offerta di memoria per il mercato consumer, con effetti diretti sui prezzi.
SK Hynix, azienda sudcoreana con sede a Icheon e oggi uno dei tre maggiori produttori mondiali di memorie semiconduttore, insieme a Samsung e Micron, player di riferimento globale per le memorie HBM (High Bandwidth Memory) utilizzate nei sistemi di intelligenza artificiale, ha dichiarato che la capacità produttiva di DRAM, NAND e HBM per il prossimo anno è già completamente esaurita. Inoltre, progetti infrastrutturali di scala gigantesca, come Stargate di OpenAI – il piano con cui la società sta costruendo una nuova generazione di data center dedicati all’AI su scala globale –, che a regime prevede fino a 900.000 wafer di DRAM al mese, stanno assorbendo una quota rilevantissima della produzione mondiale per gli anni a venire.

L’impatto sul mercato
Ma non basta.
Il vulnus non sono solo i prezzi. A creare preoccupazione è anche la rapida riduzione delle scorte, che sta togliendo al mercato qualsiasi capacità di assorbire la tensione della domanda.
Le scorte medie di RAM e DRAM sono scese a circa 8 settimane a fine 2025, rispetto alle 10 settimane dell’anno precedente e al picco di 31 settimane del primo trimestre 2023. I surplus di magazzino che avevano caratterizzato ad esempio il 2023 sono quindi completamente rientrati, eliminando il margine di sicurezza che consentiva di attenuare le oscillazioni della domanda.
GPU e GDDR: la prossima frontiera della crisi
Se per le DDR5 la crisi è ormai pienamente in atto, le prime tensioni stanno ora emergendo anche sul fronte delle memorie per GPU. Le GDDR6, utilizzate nelle schede grafiche, hanno mantenuto per quasi tutto il 2025 un prezzo medio attorno ai 2,50 dollari per GB, per poi salire negli ultimi mesi agli attuali 3,30 dollari, con un aumento di circa il 30%.
Un rincaro di questo livello si traduce, secondo le stime di filiera, in aumenti al consumo tra i 25 e i 40 dollari per GPU. Con un incremento del 50%, una scheda mainstream da 16 GB potrebbe costare almeno 50 dollari in più. In caso di raddoppio dei costi della memoria – come già avvenuto per le DDR5 – i rincari potrebbero superare i 100 dollari per singola scheda.
L’impatto sarebbe particolarmente pesante sulla fascia media, dove una RTX 5060 Ti 16 GB (scheda grafica Nvidia della famiglia GeForce RTX serie 50 ) o una RX 9060 XT (scheda grafica AMD della famiglia Radeon RX serie 9000 ) vedrebbero aumenti percentuali molto più elevati rispetto ai modelli di fascia alta, compromettendo ulteriormente il rapporto prezzo/prestazioni.
L’impatto della crisi delle RAM sulle roadmap di prodotto
Le conseguenze della crisi delle memorie arrivano ora anche sulle roadmap di prodotto. Secondo indiscrezioni sempre più insistenti, Nvidia avrebbe cancellato o rinviato l’intera serie RTX 50 Super, che avrebbe dovuto offrire un aumento della VRAM. In condizioni normali, una ipotetica RTX 5070 Super da 18 GB avrebbe comportato un sovrapprezzo ragionevole di circa 50 dollari rispetto alla versione da 12 GB. Ma con l’attuale volatilità dei prezzi della GDDR7, il differenziale potrebbe facilmente superare i 100 dollari, rendendo il prodotto poco appetibile sul piano commerciale.
Oltre le DRAM: una crisi sistemica
La crisi sembra a tutti gli effetti strutturale
Per la prima volta negli ultimi trent’anni, le memorie DRAM, le memorie NAND e persino gli hard disk risultano contemporaneamente in carenza, dando origine a una crisi sistemica che investe l’intero comparto dello storage.
Anche le memorie NAND seguono una traiettoria analoga. Secondo le stime di Phison, la tensione sull’offerta potrebbe protrarsi almeno fino al 2027, in assenza di un rapido ampliamento della capacità produttiva. I chip NAND da 1 terabit sono passati in pochi mesi da 4,80 dollari a oltre 10,70 dollari, più che raddoppiando il loro valore. Tutti e sei i principali produttori mondiali risultano già “sold out” almeno fino al 2026, mentre le nuove fabbriche entreranno in funzione solo dalla fine del 2027.
La pressione si estende anche al segmento degli hard disk, che registra ritardi crescenti nelle forniture, con backorder che arrivano fino a due anni, spinti soprattutto dalla domanda dei data center per l’intelligenza artificiale.
Secondo la maggior parte delle stime, lo squilibrio tra domanda e offerta di memorie proseguirà almeno fino alla prima metà del 2026, ma gli scenari più pessimisti collocano la fine della crisi non prima del 2027.
Il problema è strutturale: la costruzione di nuove fabbriche richiede investimenti miliardari e diversi anni di tempo. Nel frattempo, la spesa in conto capitale degli hyperscaler per data center e infrastrutture AI è quadruplicata, avvicinandosi ai 400 miliardi di dollari annui, mantenendo la pressione sulla domanda a livelli eccezionali.

Cosa significa la crisi RAM e DRAM per consumatori e aziende
Cerchiamo di capire, a questo punto, quali sono gli impatti diretti sia sul fronte consumer, sia sul fronte business e professionale.
Per gamer e appassionati
Chi sta pianificando un upgrade o l’assemblaggio di un nuovo PC si trova davanti a un bivio poco rassicurante: acquistare ora, se si individuano offerte accettabili, oppure attendere con il rischio concreto di nuovi aumenti. Le prospettive di un ribasso nel breve periodo sono estremamente deboli.
Tim Sweeney, CEO di Epic Games, ha avvertito pubblicamente che la crisi durerà anni, perché le fabbriche stanno dirottando la capacità più avanzata verso l’AI, dove i margini sono molto più elevati rispetto al mercato consumer.
Per le aziende
Anche il mondo enterprise è direttamente coinvolto. Dell Technologies ha confermato che gli aumenti di prezzo sono inevitabili. Il COO Jeff Clarke ha parlato di una situazione “senza precedenti” per velocità e ampiezza degli aumenti, sottolineando che CPU, DRAM e storage incidono ormai sull’intera base dei costi di prodotto.
Le aziende stanno reagendo attraverso riconfigurazioni di gamma, gestione più rigorosa delle disponibilità e modifiche al mix di offerta. In alcuni casi si assiste a veri e propri acquisti “difensivi” di scorte, mentre altri operatori sospendono temporaneamente gli ordini in attesa di maggiore visibilità sul mercato.








