Oracle Cloud@Customer si prospetta come una panacea per i mali delle aziende italiane. Questa la sintesi dell’incontro organizzato da Oracle che ha visto protagonisti Filippo Fabbri, Cloud Systems South-EMEA Leader Oracle e Riccardo Iommi, Cloud Systems Solution Engineering Oracle, insieme a Giancarlo Vercellino, Associate Director Research & Consulting IDC Italia, coordinati da Luca Tremolada, giornalista de Il Sole 24 Ore.

Con la forza dei suoi 56 miliardi di dollari investiti in ricerca e sviluppo in dieci anni – e 6,5 miliardi di questi nel 2021 con un incremento del 10% rispetto all’anno precedente – la casa californiana si propone alle aziende con un’offerta particolare e personalizzabile.

Filippo Fabbri, Cloud Systems South-EMEA Leader Oracle

“Investiamo sulla qualità – afferma Fabbri – e i dati Oracle, come la cifra spesa in investimenti, il numero di brevetti registrati (18500), di sviluppatori e tecnici (41mila) e di partecipanti alla community (5 milioni) lo dimostrano”.

Cifre che trovano conferma nei riconoscimenti forniti dagli analisti indipendenti. Oracle oggi è il Cloud Service Provider con il maggior numero di applicazioni cloud native disponibili. IDC la colloca tra le prime 5 software company del mondo che contribuiscono per il 25% del mercato delle applicazioni aziendali. Boston Consulting, invece, la pone al 15mo posto tra i brand più innovativi nella top 50, dopo un balzo di dieci posizioni nell’arco di un anno.

I numeri dell’avanzata del cloud in Italia

Durante l’incontro si sviscerano numeri, ma soprattutto il sentiment del mercato. Sappiamo che il 75% dei dati saranno processati fuori dai data center aziendali, lo sostiene Gartner, e, secondo il piano per la digitalizzazione proposto dal Ministro Colao, entro il 2025 il 75% dei server della PA saranno su cloud.

“Rispetto all’Europa siamo più avanti nelle intenzioni rispetto ai fatti – afferma Vercellino commentando i dati sull’adozione del cloud in Italia e in Europa”. Che in soldoni significa che le aziende italiane ritardano la messa a terra dei progetti di innovazione: perché?

Nonostante la tecnologia abbia aiutato le aziende a superare la pandemia, e oggi è ben chiaro il ruolo di business dell’infrastruttura It. Nonostante i vendor siano pronti con processi e modelli tecnologici efficaci e offerte as-a-service decisamente interessanti, l’imprenditoria italiana procede al rallentatore.

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“Il bisogno di accelerare si scontra con la realtà della gestione dell’as is – sostiene Iommi -, il debito tecnologico causato dalla dilatazione dell’esigenza tra ricavare dati e creare valore che si scontra con un’infrastruttura spesso obsolescente”. Così, la necessità di innovare si scontra con il timore di investire troppo rispetto a ciò che si raccoglierà a breve. Questo perché si è ancora legati a un modello costi-benefici che non è più applicabile, così come il ROI rappresenti ora una metrica da rivedere.

Per questo vendor, system integrator e aziende devono lavorare ancora tanto per trasmettere un approccio nuovo, basato su progetti a lungo termine e scalabili. Un approccio in cui diventa prioritaria la parte consulenziale di mapping dell’installato con finalità di reingegnerizzazione o di migrazione piuttosto che di rivoluzione totale.

L’approccio Oracle Cloud@Customer

Con Cloud@Customer, Oracle porta il cloud pubblico dentro il data center del cliente. Ovvero propone l’utilizzo di un’infrastruttura It basata su cloud interamente gestita da Oracle ma all’interno del datacenter del cliente. In questo modo si contiene il timore del controllo, della protezione e della governance dei dati aziendali.

Secondo questa visione, Oracle avvicina due paradigmi che si pensavano inconciliabili: il controllo totale on premis e la versatilità del public cloud, il risultato è un cloud privato. Risolvendo così anche la problematica della “vicinanza” tra dati e applicazioni. Se le performance delle infrastrutture di rete possono rappresentare un limite, lo superiamo geolocalizzando le applicazioni cloud based in prossimità dei database residenti “on premise”.

“Inoltre, l’approccio Oracle Cloud@Customer – aggiunge Iommi – prevede una personalizzazione spinta da una vasta scelta di soluzioni in base alle singole esigenze dell’azienda cliente. E, inoltre, si ragiona su una precisa analisi del rischio correlata alla tipologia del dato, definendo delle priorità di sicurezza”. In questo modo Oracle garantisce la massima protezione ai dati realmente sensibili per un’azienda, con un livello di controllo, e anche una collocazione, che cambia a seconda del valore di business del dato”.

Conclude Fabbri: “stiamo superando la prima onda di innovazione basata sull’emotività e stiamo procedendo verso una spinta più razionale. Ciò richiede più consapevolezza da parte delle aziende, più visione sui propri obiettivi e maggiore comprensione dell’evoluzione della tecnologia”.

Certi comparti in Italia, come il finanziario per esempio, si stanno dimostrando più pronti, altri faticano. Ma la buona notizia è che il 50% delle aziende italiane è ottimista sull’impatto del PNRR. Tra queste si spera che la parte del leone nel suo sfruttamento la facciano le medie e le piccole realtà. Una peculiarità tutta italiana che rappresenta la vera specificità rispetto al panorama europeo.

Oracle Cloud@Customer: il futuro direttamente nel tuo datacenter ultima modifica: 2020-09-24T16:46:57+02:00 da Valerio Mariani

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