Sostenibilità, impatto ambientale, economia circolare, consumi… dite la verità, un tempo erano temi più o meno da salotto, più o meno da conversazione, nella migliore delle ipotesi.

Se c’è una cosa che questa fase complessa ci ha insegnato e sul quale ci ha presentato un conto molto chiaro è invece la centralità problematiche che non è pensabile rimandare o sottostimare.

Ripartire grazie soprattutto alla magia del digitale, oggi vuole anche e soprattutto dire ripartire da un ripensamento radicale delle nostre importantissime infrastrutture tecnologiche proprio nell’ottica di ridurre al minimo il loro impatto ambientale. Ripartire, oggi, vuol dire inevitabilmente anche rivedere il nostro stile di vita, l’uso e il consumo delle materie prime…

Senza farla troppo lunga sul piatto di sono tante, troppe cose importanti per il nostro presente e il futuro delle nostre aziende e ovviamente di tutti noi.

Nasce proprio da qui, al centro di questa riflessione semplice ma urgente l’idea e la pratica il progetto #VerdeComeElmec. Una piattaforma, uno spazio multi canale in cui, ogni mese, racconteremo le idee, le soluzioni i progetti “sostenibili” che proprio Elmec, eccellenza tecnologia tutta italiana, sta sviluppando con un occhio a quanto sta facendo l’ecosistema innovativo che le ruota intorno,

Una guida pratica per orientarsi e dare davvero un senso compiuto, concreto, pratico a parole, spesso abusate come “Green” “economia circolar”

Il caso AWS

Il primo appuntamento di #VerdeComeElmec parte proprio dall’ecosistema e da uno dei nomi più importanti che lo animano, AWS. L’impatto sull’ambiente delle infrastrutture cloud rimane un tema caldo (niente di più appropriato…), al punto che le iniziative degli hyperscaler per ridurlo si configurano come veri e propri elementi differenzianti.

Il titolo della ricerca condotta da 451 Research per conto di Amazon nel 2019 è sufficientemente esaustivo: The Carbon Reduction Opportunity of Moving to Amazon Web Services. All’interno, l’affermazione definitiva: far girare le applicazioni in AWS Cloud può ridurre l’impatto del Carbonio sull’ambiente dell’88% (rispetto a un campione di data center interpellato da 451 Research).

L’affermazione contenuta nel report ha fatto venire l’acquolina in bocca alle aziende clienti. Così, ad Amazon è stato chiesto: come si fa a ridurre l’impatto ambientale dei data center? La risposta è nel Customer Carbon Footprint Tool. Uno strumento pensato per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, disponibile gratuitamente per tutti i clienti AWS.

Uno strumento che, oltre a rendere numerabili gli sforzi di chi possiede un data center, fornirebbe un’ottima motivazione di marketing e importanti criteri di scelta per la sostenibilità delle aziende.

Il tool, alla voce Cost & Usage Reports del menu principale della console di Amazon AWS, restituisce un rapporto completo sulle emissioni di Carbonio derivanti dall’uso dei servizi AWS in un certo intervallo di tempo. La schermata riassuntiva, inoltre, fornisce un paragone con le potenziali emissioni registrabili su un data center di proprietà.

Come si fa a ridurre l’impatto sull’ambiente di un data center

Secondo Amazon, il valore inferiore di emissioni deriva dall’utilizzo delle energie rinnovabili nei data center AWS, dal riuso dell’acqua di raffreddamento, ma anche da un uso più efficiente delle risorse. Un valore destinato a migliorare nel tempo, visto l’impegno di Amazon di convertire a rinnovabile tutta l’energia impiegata entro il 2025, ben cinque anni prima del target fissato dagli USA e dalla Unione Europea.

Parlando del nostro Paese, in particolare, i data center Amazon di Paternò, Mazara del Vallo e Castelvetrano saranno tutti convertiti a energia solare entro l’anno prossimo, grazie al progetto agro-fotovoltaico sviluppato da Engie.

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Ma gli sforzi di Amazon non si fermano all’uso diffuso delle energie rinnovabili. È interessante, infatti, capire meglio cosa significhi esattamente “uso più efficiente delle risorse”. Per questo ci vengono incontro i sei principi su cui si basano i piani di sostenibilità di Amazon. Principi condivisibili da qualsiasi cloud service provider o in qualsiasi data center.

Si parte da una misurazione precisa dell’impatto sull’ambiente dei workloads del cliente non solo rispetto alla pura struttura. Si inseriscono nel calcolo, per esempio, l’uso dei servizi da parte dei clienti dell’azienda e la loro disattivazione. Il secondo principio, invece, prevede la definizione di precisi obiettivi di sostenibilità.

Il segreto è ottimizzare le risorse

Ma è dal terzo, in cui si parla di ottimizzare l’utilizzo, che si disegnano le azioni concrete sull’infrastruttura. Amazon ricorda che due host in esecuzione al 30% di utilizzo sono meno efficienti di un host in esecuzione al 60% a causa del consumo energetico dei singoli host. Inoltre, il consiglio è di eliminare o ridurre al minimo le risorse di elaborazione e di storage inattive.

Fondamentale, poi, porre l’attenzione su risorse hardware e software più efficienti attraverso il monitoraggio continuo dell’offerta disponibile. Altro consiglio di Amazon AWS riguarda un maggior ricorso ai Managed Service. La condivisione dei servizi su un’ampia base di clienti aiuta a massimizzare l’utilizzo delle risorse, riducendo il volume di infrastruttura necessaria per supportare i carichi di lavoro nel cloud.

In particolare, le aziende clienti potrebbero condividere le componenti comuni del data center come alimentazione e rete attraverso l’uso dei servizi gestiti. Ma anche una migliore gestione della componente storage può fare la sua parte. Una maggiore attenzione alle configurazioni dei servizi relativi può aiutare notevolmente. Un esempio è lo spostamento automatico dei dati a cui si accede raramente.

Amazon, poi, consiglia di ridurre l’impatto dei carichi di lavoro cloud lavorando sulla quantità di energia o sulle risorse veramente necessarie per utilizzare i servizi. E, infine, anche una revisione della frequenza di aggiornamento delle interfacce locali può aiutare.

Quanto consuma il tuo storage secondario?

In definitiva, il segreto si riassume in una sola parola: monitoraggio. Come in qualsiasi modello di project management, raggiungere degli obiettivi di sostenibilità è arduo se non si è in grado di misurare e prevedere. Misurare l’impatto attuale, calcolarne il differenziale con l’obiettivo desiderato e agire puntualmente sui carichi di lavoro di ogni componente infrastrutturale (elaborazione, networking e storage). Per questo ci vogliono strumenti di gestione precisi e orientati all’obiettivo di sostenibilità. Oltre a un controllo continuo nell’ottica di ridurre o eliminare il carico delle risorse e delle attività non core o non utilizzate frequentemente. Per esempio, con quale frequenza attivi il tuo storage secondario? Ed è una frequenza veramente necessaria?

Come fa AWS Cloud a ridurre l’impatto sull’ambiente dell’88%? La guida firmata Elmec ultima modifica: 2020-03-22T12:30:00+01:00 da Valerio Mariani

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