Il 9 dicembre, ha segnato una data storica per Walmart: dopo 53 anni di presenza alla Borsa di New York, il colosso della grande distribuzione ha iniziato a negoziare al Nasdaq, completando quello che rappresenta probabilmente il più grande trasferimento di listino mai registrato nella storia delle borse americane.
Con una capitalizzazione di mercato di circa 910 miliardi di dollari, Walmart ha suonato la campana di apertura del Nasdaq, inaugurando un nuovo capitolo della propria storia, che va ben oltre un semplice cambio di sede di negoziazione.
Un cambio strategico, non solo operativo
La decisione di lasciare il NYSE, dove Walmart era quotata dal 1° ottobre 1972 a 16,50 dollari per azione, non è stata presa alla leggera. Come ha spiegato Doug McMillon, CEO uscente dell’azienda, “Walmart è cambiata molto e vogliamo assicurarci che tutti lo sappiano”.
Il trasferimento al Nasdaq riflette piuttosto una trasformazione profonda dell’identità aziendale. Walmart non vuole più essere percepita semplicemente come un retailer tradizionale a basso margine, ma come una società “guidata dalle persone e potenziata dalla tecnologia”, capace di competere direttamente con giganti dell’e-commerce come Amazon.
L’intelligenza artificiale al centro della strategia
Il CFO John David Rainey ha sottolineato come Walmart stia “stabilendo un nuovo standard per il retail omnicanale integrando automazione e intelligenza artificiale”. I numeri parlano chiaro: oltre il 60% delle merci transita ora attraverso centri di distribuzione automatizzati, più della metà degli ordini online viene evasa in strutture automatizzate, e oltre il 40% del nuovo codice software è generato o assistito dall’AI.
L’azienda ha sviluppato Sparky, un assistente shopping basato su AI che offre un’esperienza personalizzata e contestuale, potenzialmente simile a TikTok quando l’utente naviga per svago. Nel negozio fisico, Walmart sta introducendo carrelli “intelligenti” e display digitali con inchiostro elettronico che permettono di modificare i prezzi da remoto.
Il business pubblicitario come prova del nove
Secondo molti osservatori, la chiave di volta si chiama retail media.
Per Walmart, il business pubblicitario rappresenta probabilmente il punto focale della sua narrativa tecnologica. Sebbene ancora esiguo rispetto ai volumi generati con il business tradizionale, questo segmento è ad alto margine e cresce molto più velocemente del core business della società.
La divisione pubblicitaria sfrutta i dati proprietari degli acquirenti e strumenti AI per targetizzare e misurare campagne attraverso app, sito web, schermi nei negozi e, tramite l’acquisizione di Vizio, anche sulla TV connessa. Una piattaforma di retail media in rapida espansione che dimostra le ambizioni tech dell’azienda.
L’acquisizione strategica di Vizio
Un elemento chiave di questa strategia è rappresentato dall’acquisizione di Vizio, completata lo scorso 3 dicembre per 2,3 miliardi di dollari, una mossa dettata dall’opportunità di espandere il business pubblicitario nel segmento della connected TV.
Vizio, attraverso il suo sistema operativo SmartCast, conta oggi oltre 19 milioni di account attivi, cresciuti del 400% dal 2018. La piattaforma consente agli utenti di guardare contenuti in streaming gratuitamente attraverso la pubblicità, e il segmento Platform+ dell’azienda, costituito principalmente dal business pubblicitario, rappresenta ora tutta la redditività lorda della società.
L’acquisizione permette a Walmart di integrare i dati di visione televisiva con quelli degli acquisti nei propri negozi, creando un circuito chiuso estremamente potente per gli inserzionisti. Walmart può ora sapere quali campagne TV raggiungono i propri clienti e se queste stanno effettivamente generando vendite – un vantaggio competitivo significativo rispetto ai giganti come Amazon, Google e Roku.
Walmart e l’appeal del Nasdaq 100
Il trasferimento al Nasdaq posiziona Walmart per l’inclusione nell’indice Nasdaq 100, dominato dalle società tecnologiche. Questo potrebbe attrarre maggiori investimenti dai fondi passivi e da un tipo diverso di investitore, tradizionalmente orientato al tech.
Per altro, aspetto da non sottovalutare, Nasdaq 100 ha guadagnato circa il 19,6% quest’anno, rispetto al 14,8% dell’S&P 500, rendendo l’appartenenza a questo indice ancora più attraente.
Un trend in crescita
Walmart non è sola in questo percorso. Nel 2025, altre aziende hanno fatto lo stesso passaggio, tra cui la piattaforma e-commerce Shopify, il produttore di beni di consumo Kimberly-Clark e Thomson Reuters. Dal settembre 2024, il Nasdaq ha annunciato che 500 società hanno effettuato il trasferimento dal NYSE in quasi due decenni, rappresentando 2,7 trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato.
Prospettive future con una nuova leadership
Il cambio di listino arriva a pochi giorni dalla nomina di John Furner come nuovo CEO, che assumerà il ruolo il 1° febbraio 2026, succedendo a Doug McMillon. Sotto la sua guida, ci si aspetta che Walmart continui nella sua visione tech-powered, modernizzando le operation e migliorando l’esperienza di acquisto.
Per alcuni analisti, Walmart è, di fatto, il manifesto di tutte quelle aziende della old economy che hanno abbracciato tutte le nuove tecnologie, adottando digitalizzazione, cloud computing, robotica e AI sia nel loro business pubblicitario che in quello e-commerce.








