Modernizzazione, competenze e continuità nello zCircle di IBM. La modernizzazione dei sistemi core è tornata un tema centrale per le imprese che devono coniugare sicurezza, continuità e capacità di evolvere al passo con il mercato. L’introduzione dello z17 di IBM ha accelerato la discussione, offrendo un’occasione per ripensare strategie, competenze e modelli operativi. 
In questo quadro si inserisce il confronto della community zCircle, che si è svolto nei giorni scorsi, presso la Dallara Academy, che ha riunito clienti, professionisti IT e analisti per condividere esperienze e valutare percorsi concreti di evoluzione. 

IBM zCircle: Dallara e il valore dell’ecosistema 

Il contesto scelto per l’incontro non è stato casuale. Come ha osservato Francesco Casa, Vice President zStack, IBM Technology in Italia “Dallara è sinonimo di eccellenza, innovazione e performance. È il luogo ideale per parlare di tecnologia che spinge i limiti, proprio come fanno le auto da competizione… Ma non è solo questo: Dallara è parte di un ecosistema che crea valore condiviso”. 

Una visione che Andrea Pontremoli, CEO e General manager di Dallara, sottolinea con chiarezza: “oggi non basta essere forti come singola azienda: serve rendere competitivo il territorio, lavorare insieme – imprese, università, startup – per attrarre talenti e costruire il futuro. È il passaggio dall’ego-sistema all’ecosistema”. 
Secondo Pontremoli, la Motor Valley stessa rappresenta questo modello: “un esempio di collaborazione che integra competenze, valorizza i giovani e trasforma la passione in opportunità”. 
Le riflessioni sull’ecosistema territoriale non hanno rappresentato un inciso, ma il preludio a un tema strettamente connesso: anche le piattaforme tecnologiche richiedono oggi logiche di integrazione, continuità e collaborazione.

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IBM zStack: la modernizzazione come processo continuo 

Ed è proprio sul parallelo tra ecosistemi industriali ed ecosistemi digitali che IBM ha costruito il passaggio alla modernizzazione della piattaforma z, mettendo in evidenza come la forza dello stack non risieda nel singolo componente, ma nell’interazione tra architetture, servizi e competenze. 
Francesco Casa ha ricordato come la modernizzazione non possa essere ridotta all’hardware: “Il nuovo z17 è un pilastro, ma il vero valore nasce dall’ecosistema zStack. Sicurezza by design, virtualizzazione e container, AI e automazione, integrazione e hybrid cloud, competenze: è questo che rende la piattaforma enterprise-ready”. 

Il tema chiave sul quale riflettere, secondo Casa, è la velocità: “Quello che ci accomuna tutti è la parola accelerare. Il mercato evolve con una velocità che nessuna organizzazione può ignorare. Per questo la nostra piattaforma deve essere in grado di tenere il passo, supportando cicli di innovazione sempre più rapidi”. 
Una velocità che non significa discontinuità, ma continuità evolutiva: “Ogni passo che facciamo insieme è parte di una strategia di lungo periodo”. 

Casa ha anche sottolineato il ruolo della community zCircle: “L’innovazione non è mai un atto isolato: è un percorso che si costruisce insieme, condividendo esperienze, sfide e insight”. 

Gartner: perché il mainframe resta centrale e cosa significa modernizzarlo davvero 

Le considerazioni di Casa hanno aperto un punto cruciale: modernizzare non significa solo introdurre nuove tecnologie, ma capire come e dove questa modernizzazione produce valore.  
È in questa prospettiva che si inseriscono le riflessioni di Alessandro Galimberti Senior Director – Analyst di Gartner, chiamato a fornire una valutazione esterna sulla reale direzione della piattaforma IBM z e sulle strategie di modernizzazione adottate dalle organizzazioni. 
Galimberti ha ricostruito lo stato reale della piattaforma IBM z, sfatando diverse semplificazioni diffuse negli ultimi anni, a partire dall’idea di modernità. Secondo Galimberti, non è il mainframe a essere rimasto indietro, quanto piuttosto le applicazioni che in molti casi vi risiedono. “Il mainframe è una piattaforma moderna. Ma il vostro patrimonio applicativo potrebbe non esserlo. E questo cambia completamente la prospettiva sulla modernizzazione”, ha osservato, spiegando come retrocompatibilità, stabilità e continuità operativa siano asset che non hanno equivalenti in altre architetture. 

Galimberti ha osservato come molti progetti di migrazione dal mainframe producano risultati lontani dalle aspettative iniziali, perché workload critici progettati per un’architettura specifica sono difficilmente replicabili altrove senza un profondo lavoro di reingegnerizzazione. Per questo, ha spiegato, negli ultimi anni l’orientamento delle imprese si è spostato dall’uscita dalla piattaforma alla valorizzazione dell’esistente: non abbandonare il mainframe, ma riportarlo a un livello di modernizzazione coerente con le esigenze attuali, evitando sostituzioni costose e spesso inefficaci. 

In questo scenario, la modernizzazione non può essere interpretata come un progetto unico e definitivo. I grandi interventi monolitici sono, nelle parole dell’analista, “un rischio enorme”, perché difficili da governare e incapaci di tenere conto della natura incrementale dei sistemi core. “Il modello ‘big bang’ è anacronistico. La modernizzazione funziona se è continua, incrementale, modulare”, ha affermato. 

Il percorso suggerito è quindi duplice: da un lato ottimizzare ciò che esiste, recuperando efficienza e rimuovendo complessità; dall’altro introdurre strumenti, linguaggi e modelli operativi nuovi — automazione, API, DevOps, AI — a piccoli blocchi, riducendo il rischio e mantenendo continuità. 

Il punto finale del ragionamento riguarda il rapporto tra mainframe e cloud. Non sono alternative né rivali, ma piattaforme complementari. “Quando recuperate il pieno controllo del vostro patrimonio applicativo, potete far girare le applicazioni dove ha più senso: sul mainframe o sul cloud. Non è una guerra di religione”. La vera modernizzazione è la capacità di scegliere in base alle caratteristiche del workload, non alle mode tecnologiche. 

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Competenze e filiere: la modernizzazione come questione sociale, non solo tecnologica 

Il tema delle competenze è emerso come una variabile determinante nella capacità di modernizzare i sistemi core. Per Galimberti, il nodo non riguarda soltanto la disponibilità di skill tecnici, ma l’accessibilità stessa delle tecnologie, senza dimenticare che la barriera d’ingresso sia spesso più culturale e organizzativa che tecnologica. 

L’analista ha richiamato la necessità di modelli formativi e di collaborazione più aperti, che coinvolgano università, territori e programmi di avvicinamento alle piattaforme mission-critical. Non meno importante, secondo Galimberti, è la capacità delle imprese di adottare modelli di lavoro che intercettino competenze ovunque si trovino. 

Francesco Casa, da parte sua, ha riportato la questione al ruolo della community: 
“Lo spirito di zCircle rimane lo stesso: condividere ciò che funziona e cosa possiamo imparare gli uni dagli altri”. 

Da ego-sistema a ecosistema: modernizzazione, competenze e continuità nello zCircle di IBM ultima modifica: 2025-12-16T10:47:29+01:00 da Miti Della Mura

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