La corsa globale all’IA sta ridisegnando il mercato dell’energia. I data center, cuore della potenza di calcolo, fanno impennare i costi elettrici e pongono sfide cruciali a governi e aziende.

Uno dei grandi temi su cui si dibatte di più negli ultimi mesi è quello che riguarda la grande evoluzione della IA che porta con sé la corsa ai data center. E, di conseguenza, la grande domanda energetica che tutto questo comporta.

Si tratta di un tema cruciale, anche alla luce dei tanti piani di sviluppo che stanno nascendo un po’ ovunque. Ma forse non se ne ha ancora la piena consapevolezza.

Un recente report di Bloomberg ha provato a fare luce sull’impatto crescente dei data center sul consumo di energia e sull’aumento dei costi elettrici.

Un fenomeno che, partendo dagli Stati Uniti, si sta estendendo al resto del mondo, ridisegnando equilibri economici e sociali. L’era dell’IA non consuma solo dati, ma anche enormi quantità di energia. E la corsa alla potenza di calcolo inizia a presentare un conto abbastanza salato.

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L’aumento dei costi: dal boom digitale alle bollette reali

Guardando agli Usa, in alcune aree i costi all’ingrosso dell’elettricità sono aumentati fino al 267% rispetto a cinque anni fa, soprattutto nelle regioni ad alta concentrazione di data center. Si parla del caso della Virginia settentrionale, oggi conosciuta come Data Center Alley, dove l’espansione di strutture di calcolo per l’IA ha trasformato la rete elettrica in un campo di battaglia tra esigenze industriali e sostenibilità domestica.

Baltimora, a più di un’ora di distanza, famiglie a basso reddito si trovano a pagare bollette fino all’80% più alte rispetto a tre anni fa. Un effetto domino che coinvolge milioni di persone collegate alla stessa rete elettrica. Il fabbisogno crescente dei data center, sommato all’aumento dei prezzi di cibo, alloggi e beni essenziali, sta rimodellando il concetto stesso di accessibilità economica in molte aree del paese.

Secondo l’analisi dei dati di 25.000 nodi della rete elettrica condotta da Bloomberg, le aree prossime a grandi complessi di calcolo registrano aumenti di prezzo molto più rapidi rispetto al resto del territorio. I data center, che oggi coprono superfici pari a interi quartieri di Manhattan, sono diventati una componente strutturale dell’economia americana: essenziali per addestrare modelli come quelli di OpenAI, Google, Microsoft e Nvidia, ma anche causa di una pressione senza precedenti sulla rete elettrica.

Il costo della potenza di calcolo dell’IA

La domanda di energia dei data center è destinata a raddoppiare entro il 2035, arrivando a rappresentare quasi il 9% della domanda totale di elettricità negli Stati Uniti. A livello globale, queste infrastrutture consumeranno oltre il 4% dell’elettricità mondiale, più di qualsiasi altro settore industriale. Se fossero un paese, si collocherebbero, per dare un’idea concreta, al quarto posto per consumo di energia, dopo Cina, Stati Uniti e India.

Solo nelle ultime settimane, Nvidia ha annunciato investimenti fino a 100 miliardi di dollari per sostenere nuovi data center dedicati all’IA, mentre Microsoft ha firmato un accordo da 20 miliardi di dollari con il gruppo olandese Nebius per assicurarsi capacità di calcolo aggiuntiva. Anche OpenAI e Oracl hanno siglato una partnership per costruire una rete da 4,5 gigawatt, sufficiente ad alimentare milioni di abitazioni americane.

Ma la corsa all’infrastruttura non è solo un tema industriale: sta diventando una questione politica.

Il presidente Donald Trump, tornato alla Casa Bianca promettendo di dimezzare i costi energetici, si trova ora a gestire un incremento continuo dei prezzi. Il suo piano, il One Big Beautiful Bill Act, punta a rilanciare carbone, gas e nucleare, riducendo il sostegno alle fonti rinnovabili. Secondo BloombergNEF, questa scelta farà diminuire del 23% la capacità installata di nuovi impianti solari ed eolici entro il 2035.

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Una crisi di sostenibilità che riguarda tutto il mondo

Il problema non riguarda solo gli Stati Uniti. In Giappone, i prezzi delle aste elettriche hanno toccato i massimi storici, mentre in Malesia il governo ha introdotto tariffe più alte per i data center per evitare carenze di offerta.

In UK, uno studio di Aurora Energy Research stima che la domanda di energia legata ai data center farà aumentare i costi del 9% entro il 2040.

Ovunque, la corsa all’intelligenza artificiale sta ridiisegnando il mercato energetico e le priorità infrastrutturali. Negli Stati Uniti, il gestore di rete PJM Interconnection, il più grande del Paese, ha registrato un aumento dei costi per i consumatori pari a 9,3 miliardi di dollari in soli dodici mesi. Alcuni Stati, come Pennsylvania e Maryland, hanno minacciato di uscire dal sistema se non verranno introdotte misure di contenimento dei costi.

La stessa dinamica si ripete in altre regioni. In Oregon, il POWER Act ha introdotto nuove regole per costringere i grandi consumatori di energia, data center e miner di criptovalute, a coprire una parte più equa dei costi infrastrutturali. A Portland, dove sorgono 15 grandi complessi, le tariffe domestiche sono aumentate di 8 centesimi per kilowattora in dieci anni, contro i soli 2 centesimi dei grandi utenti commerciali.

Corsa all’IA, tra responsabilità e innovazione

Le grandi aziende tecnologiche stanno cercando di contenere la pressione. Amazon, Microsoft e Googlehanno investito complessivamente 200 miliardi di dollari nel 2024 per costruire data center più efficienti e introdurre tecniche di raffreddamento e chip a minor consumo. Google, ad esempio, afferma di garantire una potenza di calcolo per unità di elettricità sei volte superiore rispetto a cinque anni fa.

Molte utility, dal canto loro, stanno rivedendo le tariffe per far pagare ai giganti del cloud la quota effettiva di energia consumata. Ma la tensione resta alta: in Virginia, Dominion Energy ha già chiesto un aumento di 20 dollari al mese per le famiglie, citando proprio l’aumento della domanda da parte dei data center. “Stiamo condividendo il peso in modo diseguale con aziende che hanno miliardi di dollari”, commentano i residenti di Arlington.

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Energia, intelligenza e futuro. Un difficile equilibrio

Quella che si sta delineando è una nuova forma di disuguaglianza energetica. L’intelligenza artificiale come privilegio che consuma risorse collettive. Dietro ogni query su ChatGPT, ogni raccomandazione su Netflix, ogni servizio cloud, c’è una rete di infrastrutture che brucia energia a ritmo crescente.

Per questo, la questione energetica non è più un argomento marginale nel dibattito sull’IA. È il tema principale, è quello su cui tutti gli attori principali si devono interrogare. Senza una visione sostenibile, la potenza di calcolo a cui tutte le grandi aziende del settore ambiscono rischia di trasformarsi da motore di progresso a fattore di instabilità sociale.

L’innovazione non può essere considerata solo in termini di capacità computazionale, ma anche di responsabilità sistemica.

La vera sfida, per le aziende tech e per i governi, non sarà solo costruire data center più potenti, ma renderli compatibili con un equilibrio energetico e umano.

Perché l’intelligenza artificiale, oggi, consuma molto più di quanto immaginiamo. Rischia di consumare anche la fiducia nella promessa di un futuro davvero sostenibile e prospero per tutti.

IA e consumo energetico: la corsa ai data center e gli elevati consumi energetici ultima modifica: 2025-10-09T10:36:51+02:00 da Franz Russo

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