Il termine metaverso è entrato nell’immaginario collettivo il 28 ottobre 2021, quando Mark Zuckerberg ha annunciato il re-branding della holding Facebook in Meta, mostrando al mondo intero le prime demo funzionanti di Facebook Horizon, per farci capire come sarebbe stato l’internet del futuro, l’internet immersivo, l’era del post Web.

Il 2022 è stato per il metaverso un anno di grande aspettativa mediatica, a cui è seguita una brusca frenata, causata da una crisi generale del mercato IT e da una serie di cause specifiche, generate in gran parte dalla disillusione in merito alla capacità delle tecnologie immersive di incidere in tempi brevi sulle sorti del business.

In questo contesto, nel metaverso è “sopravvissuto” chi ha effettuato investimenti supportati da un adeguato livello di consapevolezza circa le reali possibilità delle sue tecnologie abilitanti. Vediamo pertanto cosa non ha funzionato nella prima fase mainstream e cosa occorre fare per disegnare nuove opportunità di business capaci di sfruttare in maniera concreta le potenzialità del metaverso.

La crisi del metaverso: tutto previsto dall’hype cycle

Uno degli aspetti più controversi del metaverso è stato il fatto di essere trattato come una gallina dalle uova d’oro ancor prima di offrirne una definizione. In altri termini, è stato fatto un marketing enorme su tecnologie ancora di fatto acerbe, non pronte per dare una risposta soddisfacente in termini di realismo ed ergonomia alle sovradimensionate aspettative che sono state effettuate sui mondi virtuali, con prospettive di utilizzo oltretutto decisamente fumose.

Dopo l’impennata in termini di aspettativa, l’andamento è quello della rapida disillusione prevista dalla fase discendente del celebre Hype Cycle di Gartner, uno strumento che viene proposto soprattutto agli investitori per capire l’andamento nel tempo delle più importanti novità nell’ambito delle tecnologie emergenti.

Secondo le stime di Gartner, il metaverso, considerato esclusivamente quale argomento tecnologico, andrebbe considerato almeno nell’ottica dei 10-12 anni, senza riporre eccessive aspettative in termini di ritorno entro una prospettiva di breve termine, se non in ambiti di attività piuttosto specifici.

Le principali tecnologie immersive, realtà virtuale e realtà aumentata (e mista), escludendo in questa considerazione le interfacce mobile della AR, in ogni caso più limitate a livello di coinvolgimento rispetto alle versioni su visore, sono ancora immature per quanto concerne lo sviluppo, specie da due punti di vista: il realismo e l’ergonomia.

A causa delle elevate richieste computazionali e dei limiti dell’hardware stand-alone, i visori VR e AR (realtà mista) non riescono ancora a renderizzare i contenuti in real time con una qualità paragonabile a quella delle applicazioni a display. Inoltre, si tratta ancora di dispositivi oggettivamente ingombranti e piuttosto scomodi da utilizzare per lunghi periodi di tempo.

Le interfacce d’uso, per mancanza di standard consolidati e per una minor definizione generale, non consentono ancora l’utilizzo della VR e della AR nelle applicazioni di precisione, limitando il loro impiego soprattutto alle fasi creative del concept, al momento terreno d’azione di una nicchia piuttosto ristretta di designer e artisti.

In altri termini, i mondi virtuali 3D del metaverso, non sono ancora pronti per un’effettiva diffusione in ambito mainstream, ma continuano a crescere in maniera lenta e stabile nei principali contesti enterprise, laddove le tecnologie immersive come VR e AR offrono risposte a problemi concreti.

Nel contesto delle tecnologie decentralizzate, la situazione non ha, almeno per il momento, riscontrato una sorte migliore. Web3 e NFT offrono prospettive molto interessanti, tuttora condizionate da grandi problemi di interoperabilità.

Un’ulteriore criticità è data dalla blockchain, la tecnologia chiave del metaverso decentralizzato, entrata in una fase di pieno inverno dopo l’ennesima crisi che ha coinvolto le criptovalute. Non c’è una stretta dipendenza tra i due fenomeni, anzi, ma i numeri del Web3 sono al momento troppo marginali per ripagare gli investimenti ipotizzati e finora effettuati.

Piattaforme come Decentraland e Sandbox continueranno i loro investimenti con una prospettiva di medio e lungo termine, ma i brand che vogliono fare business in termini di visibilità, raggiungendo un pubblico efficace per i loro prodotti, sono tuttora “costretti” a rivolgersi ai metaversi centralizzati, come Roblox o Fortnite, i due principali colossi gaming in questo ambito. La ragione è molto semplice: milioni di utenti a fronte di poche centinaia.

Cosa ha frenato il metaverso? Il ritorno in presenza post Covid e l’esplosione della AI generativa

Per comprendere cosa sia successo in questa caotica fase che ha caratterizzato l’ascesa e il crollo delle aspettative del metaverso, è utile provare a distinguere alcuni tra i principali ambiti di applicazione.

  • Piattaforme interattive per i brand: Roblox, Fortnite, ecc.
  • Piattaforme proprietarie: i metaversi dei singoli brand (new business)
  • Piattaforme di collaboration: spazi immersivi per il lavoro ibrido
  • Piattaforme digital twin: i metaversi industriali

Fatta eccezione per l’ultimo ambito, che analizzeremo immediatamente a seguire, appare evidente come ognuna di queste manifestazioni del metaverso abbia avuto un notevole impulso nel contesto della pandemia Covid-19, quando l’impossibilità di svolgere in presenza molte delle attività tradizionali aveva costretto i brand ad accelerare o a concepire a tempo di record il proprio percorso di trasformazione digitale.

Grazie alla forzata privazione del fisico e ad aspetti di oggettiva convenienza, oltre che di alternativa esperienziale, il digitale è diventato da un giorno all’altro la dimensione dove lavorare insieme e dove interagire con il proprio pubblico, in quasi tutti gli ambiti di business. In tale contesto, i mondi virtuali del metaverso hanno costituito un’opportunità molto interessante da esplorare e su cui investire.

Tuttavia, a partire dal 2022, la progressiva riduzione della criticità legata al Covid-19 e il paventato new normal hanno progressivamente ricondotto le prassi relazionali alla situazione che ha preceduto la pandemia, accentuando oltretutto una forte volontà di organizzare eventi fisici. In molti casi, l’attesa ibridazione del fisico con il digitale non è stata rispettata, in quanto nella maggior parte dei brand hanno voluto dare una forte priorità alle situazioni in presenza, per via della loro esclusività relazionale. La stessa comunicazione online non ha, nella maggioranza dei casi, certamente intrapreso la via del metaverso.

In ambito lavorativo, le riunioni virtuali hanno dimostrato i loro evidenti vantaggi soprattutto nel risparmio di tempi e costi di logistica rispetto ai meeting tradizionali. Anche in questo caso, il forte ritorno in presenza ha tuttavia scemato l’entusiasmo sui mondi virtuali 3D immersivi, dove grazie agli strumenti in realtà virtuale ed aumentata, i lavoratori possono condividere uno spazio tridimensionale operativo a prescindere dalla loro effettiva collocazione fisica.

Tali applicazioni si stanno sviluppando in un contesto di nicchia, come le revisioni di design, ma non sono state interessate da una diffusione di carattere mainstream, e ciò ha contribuito a rallentarne, oltre che la diffusione, anche lo sviluppo ipotizzato. Ancora una volta vanno evidenziati limiti sul piano dell’ergonomia, oltre ai costi medi dei visori VR e AR di fascia alta.

In generale, il rallentamento delle aspettative sulle tecnologie del metaverso ha portato le aziende a reindirizzare i propri budget verso le applicazioni dell’intelligenza artificiale, ed in particolare per quanto concerne la AI generativa, la tecnologia più dirompente a cui abbiamo assistito nel corso del 2023.

Più semplice, più tangibile ed integrata nei processi comuni, oltre che più facilmente accessibile a livello mainstream, l’intelligenza artificiale ha infatti monopolizzato le attenzioni degli investitori rispetto ad altre tecnologie, come la realtà virtuale e la blockchain, il cui impatto si è finora dimostrato meno trasversale, anche se nel medio e lungo termine saranno destinate ad avere un’influenza considerevole su un business oggi penalizzato anche dal generico contesto di crisi del mercato tecnologico, dovuto alle grandi incertezze macro-economiche intervenute a livello globale.

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Il metaverso che funziona: digital twin e VR-AR per la Industry 4.0

A differenza delle situazioni fin qui analizzate, nel caso delle applicazioni legate alla manifattura e in termini più generici al contesto della Industry 4.0, il metaverso continua lento e inesorabile la propria scalata verso il successo, grazie ad applicazioni come:

  • Digital twin di impianti e prodotti (con IoT)
  • Simulazioni tridimensionali complesse
  • Manutenzione predittiva (con AI)
  • Assistenza da remoto in realtà aumentata
  • Istruzioni di montaggio in realtà aumentata
  • Training in realtà virtuale

Si tratta in molti casi di investimenti di lungo corso che iniziano ad offrire i risultati attesi, condizione comune nei casi di successo. Sono in prevalenza situazioni in cui, iniziando da progetti pilota, si è intervenuti utilizzando le tecnologie interattive e immersive laddove era ben nota la presenza di un problema da risolvere. VR e AR sono state i problem solver di situazioni altrimenti di difficile soluzione, ma non sono state utilizzate con la pretesa di inventare qualcosa di totalmente nuovo.

Per citare alcuni esempi comuni, l’assistenza da remoto in realtà aumentata consente di essere prontamente attivi sul campo grazie ad un operatore generico, che può ricevere supporto a distanza ad un esperto, operativo da una centrale unica. È evidente come tale organizzazione consenta di centralizzare le funzioni competenti per renderle disponibili, in qualsiasi momento, a tutte le filiali dell’azienda. La condivisione del punto di vista è il fattore tecnologico che ha abilitato una vera e propria svolta in questo ambito, consentendo alle aziende una notevole tempestività a fronte di un sensibile contenimento dei costi.

Il training VR consente di effettuare formazione senza dover disporre di prototipi funzionanti o impianti fisici, con enormi risparmi per quanto riguarda i costi di dotazione, la non necessità di fermo macchina e un impegno molto contenuto sul piano della logistica, dal momento che una postazione per la realtà virtuale può essere allestita ovunque e in qualsiasi momento, senza costringere a lunghi ed onerosi viaggi. Nel caso di addestramento in situazioni di pericolo, come spesso avviene nei contesti oil and gas, è possibile simulare qualsiasi tipo di situazione senza mettere a rischio la salute di operatori ed impianti.

Nella logistica, l’impiego dei visori in realtà mista e dei più semplici AR glasses consentono agli operatori di operare a mani libere, senza dover puntualmente acquisire ed aggiornare le disponibilità su fogli cartacei o dispositivi mobile, a tutto vantaggio della produttività e della sicurezza.

Le tecnologie immersive utilizzano la loro base 3D per essere applicate su varie scale, temporali e dimensionali. La continuità digitale del digital twin costituisce un esempio tangibile di come il 3D possa supportare l’intero ciclo di vita di un prodotto o di un sistema di produzione. Sin dalle fasi della progettazione, un impianto viene modellato in 3D e dotato di tutte le variabili funzionali. Una volta costruito, l’impianto stesso viene dotato di un sistema IoT che attraverso i suoi sensori è in grado di mettere costantemente in comunicazione il gemello fisico con quello virtuale, rendendo possibile sia un monitoraggio in tempo reale che la possibilità di svolgere qualsiasi simulazione, senza dover effettuare modifiche concrete ai sistemi fisici senza conoscere già tutte le possibili conseguenze.

Le ragioni per cui continuare a credere nel metaverso

Oltre ai numerosi e crescenti casi di successo nei contesti industriali, le applicazioni basate sui mondi virtuali 3D interattivi ed immersivi costituiscono molto spesso una realtà encomiabile in vari ambiti di business, in particolare quando sono stati implementati in maniera corretta e consapevole, per risolvere esigenze ben note a priori. Vediamo alcuni esempi.

Sperimentare le potenzialità dell’esperienza immersiva: digital engagement

Le esperienze in realtà virtuale sono in grado di catturare l’attenzione del pubblico grazie ad un livello di coinvolgimento molto elevato. Il ritorno agli eventi in presenza, se da un lato inibisce gli eventi virtuali, d’altro canto favorisce la diffusione delle esperienze VR location based, capaci di immergere letteralmente le persone in mondi virtuali 3D alternativi rispetto alla situazione reale. Questo aspetto consente di sviluppare un rapporto esclusivo con il brand. Le esperienze VR location based sono particolarmente indicate in fiere ed eventi di settore.

Coinvolgere maggiormente il proprio pubblico: il virtual try-on

La possibilità di provare con mano il prodotto costituisce una condizione sempre attuale quando si tratta di convincere un potenziale cliente a finalizzare l’acquisto. La continuità digitale e le strategie omnichannel dei brand permettono agli utenti finali di utilizzare applicazioni in realtà aumentata capaci di proiettare sul loro corpo i dispositivi indossabili e vedere in scala reale una grande varietà di prodotti. Le applicazioni virtual try-on consentono di accorciare la distanza tra reale e virtuale, abilitando la prova dei prodotti in qualsiasi situazione, spesso grazie ad una semplice app mobile. Si tratta di situazioni sempre più democratizzate ed ormai accessibili anche alle PMI, grazie alla disponibilità di numerose applicazioni AR white label.

Sfruttare le potenzialità del digital twin nella smart city

Il digital twin è un vero e proprio paradigma tecnologico, capace di mettere in relazione i gemelli fisici e virtuali per conoscere in tempo reale lo stato dei sistemi e implementare una serie di applicazioni che spaziano dalla diagnostica alle simulazioni più evolute. Il digital twin non si applica soltanto nei contesti industriali, in quanto il suo impiego è alla base delle applicazioni della smart city, che consentono di gestire un’ampia varietà di sottosistemi come i semafori, i parcheggi, l’illuminazione pubblica, i segnali delle antenne, ecc.

Il metaverso è morto, lunga vita al metaverso ultima modifica: 2024-01-10T11:08:48+01:00 da Francesco La Trofa

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