Ultimamente i rapporti tra Netflix e Microsoft si sono intensificati in modo particolare, al punto da mettere in pista un clamoroso rumor, che vorrebbe addirittura la società di Reed Hastings in procinto di acquisizione da parte di Nadella e soci. Andiamo con calma, manteniamo, nonostante questa lunga estate caldissima non aiuti, i proverbiali nervi saldi e cerchiamo di capire cosa sta realmente accadendo ai piani alti di Netflix, che il prossimo 29 agosto compirà peraltro 25 anni. Un quarto di secolo nell’era dell’on-demand, quasi un’eternità.

Da dove arriva la voce della possibile acquisizione di Netflix da parte di Microsoft

Nel contesto di un’intervista rilasciata a Yahoo Finance, un’analista di Needham, Laura Martin, ha dichiarato con ragionevole certezza che a suo avviso il recente accordo di partnership pubblicitaria stipulato tra Netflix e Microsoft altri non sarebbe che la fase uno di un percorso che potrebbe concludersi addirittura con una clamorosa acquisizione, che rischia di riscrivere un record che peraltro appartiene già alla società di Redmond, che nello scorso mese di gennaio ha portato all’interno del proprio ecosistema il gigante del gaming Activision per la cifra monstre di 68 miliardi di dollari.

Secondo quanto dichiarato da Laura Martin: “Netflix sta tentando un approccio con Microsoft sperando che, dopo la conclusione dell’operazione in atto con Activision, decida di acquistare anche lei”. Al momento è difficile stabilire se l’analista americana sia in possesso di indiscrezioni, delle classiche cose che noi non possiamo sapere, oppure se sia alla ricerca di facile notorietà. Ma poco importa, l’importante è volare con la fantasia. Come diceva Walt Disney, se puoi sognarlo, puoi farlo.

In attesa di sapere come andrà davvero a finire, alla Martin va certamente riconosciuto il fatto di aver prospettato uno scenario credibile, ragion per cui il rumor da lei ipotizzato è prontamente rimbalzato sui media di tutto il mondo, sfondando del resto una porta spalancata.

I tempi per un possibile matrimonio tra i due colossi non sarebbero in ogni caso ancora maturi, anche perché ben difficilmente Microsoft potrebbe anche soltanto provarci prima di aver concluso ufficialmente l’acquisizione di Activision, che al momento è ferma al vaglio delle autorità competenti. Rimane infatti da sgombrare il campo dalle solite questioni legate all’antitrust che intervengono quando entrano in gioco interessi economici di questo calibro, in grado di avere impatti significativi sul sistema socio-economico a livello globale.

Nel momento in cui scriviamo, Netflix, dopo aver subito, come vedremo, un drammatico crollo all’inizio del 2022,vanta una capitalizzazione di mercato pari a circa 100 miliardi di dollari, contro i 2.000 miliardi di Microsoft, che a livello globale risulta seconda soltanto ad Apple.

Proprio la perenne ed ideale rincorsa al rivale di Cupertino potrebbe spingere Microsoft a diversificare ulteriormente il proprio portafoglio, assicurandosi lo straordinario volume di asset in dotazione a Netflix per completare il proprio fronte di offerta consumer dell’industria entertainment.

Grazie ad un immenso parco di acquisizioni, tra cui spiccano mostri sacri come Bethesda o la già citata Activision, Microsoft si colloca già in una posizione di leadership con l’ecosistema gaming di Xbox, con cui ha lanciato la sfida a muso duro a Sony e Nintendo, puntando proprio su quell’offerta on-demand che vede al momento più prudenti i due colossi nipponici. Grazie al suo esclusivo Xbox Game Pass, Microsoft offre un servizio su console e Windows che prevede una continua rotazione di oltre 400 titoli, tutti disponibili on-demand attraverso una formula adabbonamento.

Sul fronte di Netflix, l’ipotesi di una possibile acquisizione appare credibile per varie ragioni, a cominciare dal recente accordo con Microsoft, che la porterà a “tradire” almeno in parte il suo storico partner AWS in funzione di Azure. Secondo molti analisti, a prescindere dalle fantasie con Microsoft, Netflix starebbe cercando un solido partner in grado di contribuire al finanziamento delle sue nuove produzioni, in modo da reggere il colpo nei confronti dei propri competitor.

La recente crisi di Netflix: cambi di strategia all’orizzonte

Netflix è attualmente in fase di rinegoziazione per quanto riguarda i propri contratti con alcune major del mondo entertainment, in particolare Warner Bros, Universal e Sony Pictures Television, nella prospettiva di cercare un accordo più vantaggioso, a costo di rivedere profondamente alcuni capisaldi storici della sua offerta, a partire dalla tanto odiata pubblicità.

I tempi inevitabilmente cambiano e dopo molti anni di continua crescita, per Netflix è arrivata la prima preoccupante battuta di arresto. La capitalizzazione della società di Reed Hastings è infatti crollata di 50 miliardi di dollari nello scorso mese di aprile, quando è divenuta di pubblico dominio la notizia che il numero dei suoi abbonati avrebbe subito un calo sostanziale.

Si tratta della prima flessione dal lontano 2011, dopo oltre un decennio ininterrotto di continui successi commerciali, in cui Netflix è diventato il brand simbolo dell’offerta on-demand in ambito entertainment, rappresentando la pietra tombale perchi una volta dominava la scena dell’home video, come Blockbuster, roba da veri nostalgici delle serate in amicizia a base di dvd e pizze surgelate.

Nell’accrescere la propria fortuna commerciale, la comodità e la convenienza del modello Netflix, basato su una user experience immediata e sull’esclusiva di grandi produzioni proprietarie, ha causato non pochi problemi anche ai grandi distributori dell’industria cinematografica e al mercato delle sale in generale.

La pandemia Covid-19 ha rappresentato per Netflix, così come per tutti i principali player dell’on-demand, un inaspettato colpo di fortuna, facendo precipitare nel dramma più totale l’industria tradizionale.

Ma la ruota inevitabilmente gira e le pandemie prima o poi tendono ad allentare almeno in parte la propria terribile morsa. La micidiale concorrenza di Amazon Prime Video, Disney+, AppleTV e HBO Max inizia ora a lasciare indubbiamente il segno. Dopo il boom di utenti ottenuto durante i noti lockdown che hanno costretto tutto il mondo in casa a guardare la tv, Netflix, com’era del resto abbastanza prevedibile, non è riuscita a mantenersi su certi ritmi. A rendere decisamente più complicate le cose sono intervenute altre dinamiche, su cui cercheremo ora di riflettere, a partire dai numeri del problema.

Tra gennaio e marzo Netflix ha perso circa 200mila abbonati, un numero nemmeno così clamoroso, ma sui mercati, oltre alla forte congiuntura negativa a livello globale, ha pesato soprattutto il fatto di aver ampiamente disatteso le previsioni degli analisti, che per il periodo citato avevano ipotizzato un aumento di iscritti pari a circa due milioni e 500mila. Ad aggravare le cose è stata la sincerità con cui Netflix ha ammesso di attendersi un ulteriore calo nel secondo trimestre dell’anno in corso, nell’ordine di due milioni di abbonati persi, valori ben più preoccupanti di quanto verificatosi nei primi tre mesi.

Non ha inoltre giovato la particolare situazione a livello geopolitico che stiamo vivendo, come dimostra la perdita in un solo colpo di ben 700mila abbonati in Russia, dove Netflix ha risolto qualsiasi rapporto commerciale.

La stessa Netflix sta subendo il mal comune, senza mezzo gaudio, causato dalla crescente condivisione della password di un unico account tra più persone rispetto a quelle previste dall’abbonamento sottoscritto.

Il primo segnale concreto della crisi che ha interessato bruscamente il business di Netflix si manifestato con ilrecente licenziamento di ben 300 dipendenti. La società di Reed Hastings non può quindi permettersi ulteriori passi falsi e ciò ha provocato la clamorosa decisione di introdurre dei nuovi piani commerciali, più economici rispetto a quelli standard, a condizione di essere disposti a sopportare qualche messaggio pubblicitario.

La notizia è stata confermata per la prima volta durante il festival di Cannes 2022, quando il co-CEO Ted Sarandos ha dichiarato: “Non stiamo aggiungendo annunci pubblicitari al Netflix che conoscete oggi. Stiamo lavorando su un’offerta differente, che prevede un livello di pubblicità per un pubblico che preferisce pagare meno grazie alla presenza di alcuni annunci”. Il partner tecnologico che Netflix ha scelto per avviare questa nuova offerta è appunto Microsoft.

Netflix Ad Deal: l’abbonamento economico su piattaforma Microsoft

In estrema sintesi, la storia che ci interessa raccontarvi vede Netflix raggiungere un accordo con Microsoft per lanciare un nuovo servizio, più economico di quello standard, in quanto sarà basato sulla presenza di annunci pubblicitari.

Difficile ora sapere se questa storia possa avere un lieto fine, per cui al momento ci accontentiamo di alcune valutazioni a livello di business, per capire cosa comporta la radicale variazione del modello di offerta ipotizzata da Netflix, che potrebbe avere successo, fallire miseramente o creare per assurdo una concorrenza nei confronti di sé stessa.

Nel momento in cui scriviamo, non sono ancora stati resi noti i dettagli della nuova offerta commerciale, in quanto: “Siamo soltanto all’inizio, c’è ancora moltissimo lavoro da fare, ma il nostro obiettivo a lungo termine è assolutamente chiaro. Vogliamo offrire ai nostri clienti una maggior possibilità di scelta e ai nostri futuri inserzionisti un’opportunità migliore rispetto a quella offerta dalla TV tradizionale”, ha detto il COO di Netflix, Greg Peters.

Microsoft sarebbe stata scelta sia come partner tecnologico puro che come partner commerciale, per sostenere il lancio della nuova offerta ad-based di Netflix anche attraverso i canali del colosso di Redmond. Escluse dai diretti interessati novità nel breve termine, secondo le prime indiscrezioni, il nuovo servizio dovrebbe esordire commercialmente entro il 2024.

Presto o tardi arriverà, e si tratterà di un punto di svolta davvero epocale nella storia di Netflix, che finora non aveva mai palesato l’ipotesi di introdurre annunci pubblicitari sulla propria piattaforma, dal momento che proprio la loro assenza rappresenta tuttora uno dei caratteri distintivi e di valore della sua offerta on-demand, orientata a monetizzare esclusivamente grazie ai piani di abbonamento sottoscritti dai suoi clienti.

Oltre alla già citata erosione di abbonati causata dalla crescita di competitor dal potenziale enorme, i costi della vita a livello globale sono in continuo aumento e ciò non favorirebbe, anche in prospettiva, la spesa nei servizi non essenziali. Allo stesso modo, è complesso attendersi notizie particolarmente positive quando l’inflazione su base annua sfiora ormai il 10%e le prospettive di ripresa economica post-pandemia godono più che altro di alcuni effetti di rimbalzo, perdurando un clima di generale incertezza, ora più che mai accentuato da una serie di crisi senza precedenti nella storia recente del pianeta.

Il fatto di introdurre un servizio con una presenza discreta di annunci pubblicitari, a fronte di un canone di abbonamento ridotto, potrebbe favorire il recupero di alcuni clienti persi a favore delle piattaforme rivali, pur senza eccedere in una presenza di ad invasiva come quella che si riscontra ad esempio nei piani free di Shopify e YouTube.

I possibili sviluppi del rapporto tra Netflix e Microsoft

Un altro dei problemi che Netflix si trova puntualmente a dover affrontare è quello relativo alle nuove produzioni, fondamentali per sostenere nel tempo l’offerta del catalogo on-demand. Una delle critiche comuni intervenute in tempi recenti, probabilmente enfatizzate da quella parte di stampa non troppo favorevole alle sue sorti, è relativa ad una scarsa fantasia nel produrre nuovi titoli interessanti, sia per i film che per le serie tv.

Senza entrare nel merito di quelle valutazioni che lasciamo volentieri al pubblico e alla critica di settore, produrre serie tv e film dal budget faraonico senza poter contare sugli incassi delle sale cinematografiche rappresenta una sfida estremamente gravosa, se il numero degli abbonati inizia a fare improvvisamente i capricci.

Un partner con le possibilità di Microsoft farebbe indubbiamente molto comodo a Netflix per poter sostenere i ritmi di spesa dei suoi principali competitor nel mondo del cinema on-demand: Amazon, Disney e Apple sono infattirealtà sulla cui dimensione economica non ha nemmeno senso iniziare a discutere.

Tanto nel gaming, quanto nel cinema, il successo di una piattaforma, oltre alla qualità oggettiva dei servizi offerti, è indissolubilmente legato alle esclusive presenti nel catalogo. In ambito gaming, Microsoft si trova proprio per questo motivo a dover rincorrere Sony e Nintendo, che negli anni hanno saputo capitalizzare molto meglio la produzione dei propri studi di sviluppo proprietari.

Per accelerare questa rincorsa, Microsoft ha acquisito decine di studi di piccole e medie dimensioni, infilandoli nel generoso calderone degli Xbox Game Studios, oltre a portarsi clamorosamente a casa colossi come Bethesda e Activision, che manterranno una maggior indipendenza per quanto concerne la brand experience, storicamente legata a produzioni iconiche, alquanto rischiose da ricontestualizzare.

Nel caso in cui Microsoft volesse ampliare il portfolioentertainment entrando nel mercato dei film e delle serie TV avrebbe in buona sostanza due alternative. Partire “da zero” come ha fatto Apple, con tutta la pazienza del caso, contando su spalle larghissime, oppure seguire la strategia delle grandi acquisizioni già intrapresa nel mercato gaming.

Il nutrito catalogo di Netflix, ormai forte di un’attività ultraventennale, consentirebbe a Microsoft, stiamo ovviamente fantasticando, di ridurre sin dall’origine il gap che la separerebbe da una realtà come Amazon Prime Video, che appena ha potuto non si è lasciata sfuggire l’occasione di acquisire l’enorme portfolio di MGM (circa 4mila film che hanno vinto 180 Oscar e 100 Emmy Awards, serie tv per 17mila episodi) a 9 miliardi di euro, un prezzo oggettivamente di saldo per le cifre che girano attualmente, considerando la presenza di franchise come James Bond, Rocky, Tomb Raider, Vikings e molti altri.

MGM, alias Metro Goldwin Mayer, non avendo mai sviluppato un servizio online, è rimasta soprattutto vittima di sé stessa per non aver avuto un piano B a fronte della chiusura dei cinema nel periodo del lockdown, che ha rimandato una serie di uscite senza poter puntare sul paracadute dell’on-demand. Ora il suo celeberrimo leone ruggisce per Jeff Bezos.

In questo contesto, Disney+ continuerebbe a rimanere ingiocabile per chiunque, forte di franchise come Fox(Simpsons, Futurama, Griffin, ecc.), Pixar, Star Wars, Marvel Cinematic Universe, National Geographic, Star oltre alla sua sconfinata tradizione fatta di principesse, re leoni, topolini, paperini e Frozen che dir si voglia, giusto per citare i primi che ci sono venuti in mente.

Se invece smettessimo di fantasticare, si potrebbe semplicemente osservare come la sola partnership tra Microsoft e Netflix per la nuova offerta su base pubblicitaria costituisca già un piatto potenzialmente molto ricco per entrambi i brand.

Da un lato Netflix potrebbe trovare una preziosa occasione di rilancio, soddisfando le proprie intenzioni originali, mentre Microsoft, oltre a far parte del gioco per quanto riguarda la propria fetta da spartire nel nuovo segmento di offerta, potrebbe a lungo termine portare sull’ecosistema di Azure un gigante dell’entertainment che finora ha scelto di affidarsi ai servizi cloud del suo principale competitor: Amazon Web Services (AWS).

Le opportunità da valutare sono molte e la partnership in atto costituirà indubbiamente un valido banco di prova sia per Netflix che per Microsoft. Se Laura Martin spinge con decisione per il loro matrimonio, noi ci accontenteremmo di curiosare sulla classica prova di fidanzamento, della giovane coppia che prova ad andare a vivere insieme per la prima volta, per capire quale potrà essere il loro futuro insieme.

Tornando con i piedi per terra, per ora è oggettivamente prematuro affrettare conclusioni, ma a Laura Martin, oltre a quello che Andy Warhol avrebbe definito il quarto d’ora di gloria, va senz’altro attribuito il merito di aver stimolato, in un’afosa serata di fine luglio, una serie di suggestioni dafantamercato dell’industria entertainment, oltre a farci venire voglia di vedere un bel film, con tanto di birra gelata al seguito.

Netflix e Microsoft: Ad Deal, prove di matrimonio o semplice storia estiva? ultima modifica: 2022-07-26T10:27:11+02:00 da Francesco La Trofa

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