Qualcomm compra Arduino: cosa significa per il mondo open source, i maker e l’industria
L’acquisizione di Arduino da parte di Qualcomm (qui il comunicato ufficiale) segna un passaggio strategico tra il mondo dei semiconduttori e quello dell’innovazione open source. La piattaforma nata a Ivrea nel 2005 porta in dote una comunità globale di 33 milioni di sviluppatori e un ruolo centrale nel movimento dei maker. E con il lancio di UNO Q, si apre una nuova fase che integra AI e IoT, con prospettive rilevanti anche per l’industria e il mercato B2B
Per anni è stata una realtà simbolo di un certo modo di vivere e interpretare l’innovazione. Una realtà sicuramente iconica nel mondo dei maker e nel mondo open source. E nel mondo delle startup tricolori.
Ma per Arduino, questo 7 ottobre 2025 segna un cambio di pagina davvero importante: la piattaforma open source nata a Ivrea nel 2005 e diventata simbolo globale del movimento dei maker, ha annunciato di essere stata acquisita da Qualcomm Technologies. Non si tratta soltanto di una transazione industriale, ma di un passaggio strategico che intreccia mondi diversi: quello della grande industria dei semiconduttori e quello della creatività diffusa dei laboratori, delle scuole e dei garage dove nascono idee e prototipi.
Per Qualcomm, colosso californiano dei processori, l’acquisizione rappresenta una mossa per rafforzare la propria presenza in settori chiave come robotica, Internet of Things e intelligenza artificiale distribuita. Per Arduino, è la possibilità di accelerare la propria missione: rendere la tecnologia accessibile, semplice e aperta a tutti, continuando a supportare una comunità che oggi conta oltre 33 milioni di sviluppatori in tutto il mondo.
Arduino: dall’Atmel al mito dei maker
Per comprendere la portata dell’operazione occorre fare un passo indietro. Arduino è nata quasi per caso, nei corridoi dell’Interaction Design Institute di Ivrea, dall’incontro di cinque co-fondatori – tra cui Massimo Banzi (nella foto) – con l’obiettivo di semplificare l’uso dei microcontrollori. La prima scheda, la storica Arduino Uno, era basata sul microcontrollore ATmega328 prodotto da Atmel, azienda statunitense di semiconduttori poi acquisita da Microchip nel 2016. Quel chip, semplice ed economico, ha reso possibile per milioni di persone programmare e controllare un LED, un motore o un sensore con poche righe di codice.
In pochi anni, Arduino è diventata la porta d’ingresso all’elettronica e alla programmazione per studenti, appassionati e professionisti. L’“IDE” (Integrated Development Environment) ha abbattuto le barriere linguistiche e tecniche, traducendo in istruzioni accessibili ciò che prima richiedeva conoscenze ingegneristiche avanzate.
L’impatto è stato enorme: Arduino non solo ha contribuito a diffondere il concetto di prototipazione rapida, ma ha alimentato la nascita dei maker space, dei FabLab e di un movimento globale che ha ridefinito il rapporto tra individui e tecnologia. Una rivoluzione che ha reso possibile per chiunque sperimentare con la robotica, l’IoT, la sensoristica, aprendo la strada a progetti educativi e startup oggi affermate.
Qualcomm compra Arduino. L’importanza dell’open source
Alla base del successo di Arduino c’è una filosofia precisa: l’open source. Le schede e i software sono stati progettati fin dall’inizio per essere aperti, modificabili e replicabili. Questo ha favorito un ecosistema in cui aziende, sviluppatori e istituzioni hanno potuto contribuire alla crescita della piattaforma, adattandola a contesti educativi, industriali e artistici.
Il modello open ha permesso la nascita di una comunità mondiale che non si limita a consumare tecnologia, ma la crea, la adatta e la condivide. Un capitale culturale e tecnico che Qualcomm eredita e dovrà preservare: come ha dichiarato Nakul Duggal, general manager per automotive, industrial e IoT di Qualcomm, l’obiettivo è combinare “l’ethos open source di Arduino con il portafoglio di prodotti e tecnologie all’avanguardia di Qualcomm” per permettere a milioni di sviluppatori di accelerare l’innovazione.
Perché Qualcomm compra Arduino
Per Qualcomm, il deal ha un valore strategico duplice. Da un lato, la società californiana ha bisogno di diversificare il proprio business, troppo legato al mercato smartphone, oggi in stagnazione e sempre più dominato dall’autonomia tecnologica di Apple. Dall’altro, l’acquisizione offre accesso diretto a una comunità di sviluppatori e innovatori che rappresenta l’avanguardia di settori come robotica, smart device e intelligenza artificiale.
Finora, le potenti soluzioni Qualcomm erano disponibili quasi esclusivamente alle grandi aziende, acquistabili in lotti di milioni di pezzi. Al contrario, Nvidia e altri competitor da tempo hanno puntato su kit di sviluppo accessibili per maker e startup, coltivando così un rapporto di lungo periodo con la base creativa dell’industria. Con Arduino, Qualcomm guadagna legittimità e penetrazione in questo ecosistema, entrando nel circuito che trasforma i prototipi in prodotti commerciali.
Non a caso, Duggal ha sottolineato come Arduino rappresenti “la porta d’ingresso al mondo della prototipazione”, un passaggio fondamentale per costruire fedeltà verso i propri chip quando quei prototipi diventeranno soluzioni industriali su larga scala.
UNO Q: il simbolo della nuova era
E per delineare fin da subito i nuovi perimetri, l’annuncio dell’acquisizione è stato accompagnato dal lancio di UNO Q, una scheda che segna un salto tecnologico per Arduino. Si tratta della prima board basata su un processore Qualcomm – il Dragonwing QRB2210 – capace di eseguire Linux Debian, con accelerazione grafica e AI integrata, affiancato a un microcontrollore STM32 per il controllo in tempo reale.
Questa architettura “a doppio cervello” permette di combinare la precisione tipica dei microcontrollori con la potenza di calcolo necessaria per applicazioni avanzate di visione artificiale, riconoscimento sonoro e robotica. Con un prezzo compreso tra 45 e 55 dollari, UNO Q si posiziona in diretta concorrenza con prodotti come il Raspberry Pi, offrendo però la familiarità del form factor Arduino e la compatibilità con le shield esistenti.
A rafforzare il nuovo ecosistema arriva anche Arduino App Lab, un ambiente di sviluppo unificato che permette di lavorare con sketch Arduino, Python e modelli di intelligenza artificiale in un’unica interfaccia, semplificando la vita degli sviluppatori e accorciando i tempi di prototipazione.
Qualcomm compra Arduino: impatti sul mondo B2B
L’operazione appena annunciata ha implicazioni significative anche per il mercato B2B. Arduino, negli ultimi anni, ha affiancato alla linea “consumer” una gamma Pro, destinata a imprese e integratori che cercano soluzioni rapide e scalabili per l’IoT industriale.
In una intervista al Corriere della Sera, Massimo Banzi cita ad esempio la rete italiana di poliambulatori Santagostino che ha utilizzato schede Arduino connesse a Edge Impulse per monitorare vibrazioni e temperature degli impianti HVAC, ottimizzando la manutenzione predittiva. Sono casi che dimostrano come la semplicità e il basso costo della piattaforma possano trasformarsi in valore per aziende di ogni dimensione.
Con l’ingresso di Qualcomm, queste applicazioni potranno beneficiare di processori ad alte prestazioni, 5G integrato e capacità di edge AI. Una prospettiva che apre nuove opportunità in settori come automazione industriale, logistica intelligente, sanità connessa e smart city.
Le prospettive e le sfide
L’accordo non è privo di interrogativi. Una parte della comunità teme che l’ingresso di un gigante come Qualcomm possa snaturare lo spirito open source di Arduino, spostando l’attenzione verso mercati più redditizi e lasciando indietro studenti e maker. La sfida sarà mantenere quell’equilibrio tra accessibilità educativa e scalabilità industriale che ha reso unica la piattaforma.
Sul piano tecnologico, restano da verificare la qualità del supporto Linux offerto da Qualcomm – un punto critico spesso discusso dagli sviluppatori – e la capacità di integrare in modo fluido il doppio ambiente di calcolo di UNO Q.
Sul piano industriale, Qualcomm dovrà dimostrare di saper gestire Arduino come sussidiaria indipendente, evitando di imporre logiche troppo rigide che potrebbero alienare il favore della comunità. Non è un caso che Duggal abbia dichiarato come “criterio di successo dell’operazione” il fatto che gli utenti Arduino “non percepiscano alcun cambiamento nella proprietà”.
Un passaggio di testimone
Massimo Banzi, co-fondatore e volto storico di Arduino, ha commentato l’acquisizione sottolineando, sempre nell’intervista al Corriere, che sarebbe arrivata “al momento giusto”. Le sfide legate all’intelligenza artificiale richiedono risorse che una realtà indipendente non avrebbe potuto sostenere da sola. Banzi, pur annunciando un passo indietro dalla guida operativa, ha ribadito l’impegno a difendere l’approccio open e a garantire continuità di missione: “Abbiamo cambiato la tecnologia con semplicità, accessibilità e comunità. Con Qualcomm potremo portare strumenti di AI avanzata alla nostra base globale restando fedeli a ciò che conta davvero”.
È il segno che Arduino entra in una nuova fase della propria storia, in cui la sfida non è più soltanto democratizzare l’elettronica, ma rendere l’intelligenza artificiale una competenza diffusa, accessibile anche fuori dai grandi laboratori di ricerca.