Grandi licenziamenti del settore IT-TECH: tra AI e ristrutturazione aziendale, il report completo

Dopo le notizie tutt’altro che esaltanti che avevano introdotto il 2023, anche il 2024 prospetta numeri allarmanti dal punto di vista occupazionale nei settori IT e Tech. Non mancano le realtà virtuose, ma appare evidente come la maggior parte delle principali company stia affrontando un momento di radicale trasformazione e ristrutturazione del proprio business, mirata ad ottimizzare i costi in funzione di rispondere con successo alle nuove sfide che il mercato dell’informatica e della tecnologia sta prospettando.

In questo servizio citeremo alcuni numeri riconducibili a nomi più che mai eccellenti e soprattutto cercheremo di analizzare cosa stia realmente accadendo nel mercato IT, per comprendere le trasformazioni in atto e i trend che dovremmo attenderci anche oltre l’anno in corso.

Cercheremo inoltre di comprendere quale sia il reale impatto esercitato dall’introduzione massiva dell’intelligenza artificiale nei processi aziendali, per capire se la AI sia un fattore realmente determinante o un mediatico capro espiatorio per quanto riguarda i grandi licenziamenti in corso nelle principali company dell’information technology. È lecito attendersi che gli AI layoff rappresenteranno infatti una costante del dibattito occupazione in un settore tecnologico ricco di opportunità di innovazione ed incertezze sul fronte HR.

I grandi licenziamenti nei settori IT e Tech: i numeri del 2023 e le prospettive per il 2024

Nel corso del 2023 diverse centinaia di vendor, consulenti e partner di canale nel settore IT hanno annunciato e formalizzato significativi tagli alla propria forza lavoro. Riesaminando le principali notizie relative allo spinoso tema del tech company layoff, durante lo scorso anno, a livello globale, abbiamo riscontrato:

  • SAP: 8000 licenziamenti, pari a 7% della forza lavoro
  • IBM: 3000 licenziamenti, pari a 1,5% della forza lavoro
  • Dell: 6650 licenziamenti, pari a 5% della forza lavoro
  • Salesforce: 7000 licenziamenti, pari a 10% della forza lavoro
  • Amazon (AWS e Twitch): 27000 licenziamenti, pari al 7% della forza lavoro
  • Microsoft: 10000 licenziamenti, pari a 4% della forza lavoro
  • Google: 12000 licenziamenti, pari a 6% della forza lavoro
  • Accenture: 19000 licenziamenti, pari a 2,5% della forza lavoro
  • Qualtrics: 700 licenziamenti, pari a 14% della forza lavoro
  • Nokia: 14000 licenziamenti, pari a 15% della forza lavoro
  • VMware: 2000 licenziamenti, pari a 5% della forza lavoro
  • Qualcomm: 1200 licenziamenti, pari a 2,5% della forza lavoro
  • Xerox: 3000 licenziamenti, pari a 12% della forza lavoro
  • Unity: 1800 licenziamenti, pari a 25% della forza lavoro

I casi citati, a titolo esemplificativo, costituiscono soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno che sta interessando le sorti di centinaia di migliaia di lavoratori nei settori IT e Tech. In alcuni casi, nemmeno citati in questo elenco, i tagli derivano da aziende in gravi difficoltà economiche, che vedono a repentaglio il proprio business o più semplicemente mirano a ridurre i passivi di gestione per risultare più appetibili nei confronti di eventuali acquirenti.

Uno degli episodi più recenti in tal senso vede coinvolta Unity, leader nel middleware per la creazione di esperienze interattive in 2D/3D, autentico punto di riferimento sia in ambito desktop che mobile. Dopo alcuni anni spesi ad acquisire altre company, tra cui la divisione VFX di Weta Digital, per volare in borsa ed incrementare il proprio portfolio di offerta, la società ha subito un duro contraccolpo economico e nel 2023 ha incaricato Jim Whitehurst, noto per il suo passato in Red Hat e IBM, di risollevare le sorti dell’azienda attraverso una profonda ristrutturazione.

Le principali ragioni dei grandi licenziamenti nel settore IT: ristrutturazione aziendale, ottimizzazione dei costi e ricerca di nuove competenze

Tra le principali ragioni alla causa dei massicci licenziamenti a cui si assiste nei settori IT e Tech vi è una convergenza di motivazioni. È infatti opportuno analizzare caso per caso ogni situazione societaria, ma tra le principali cause di IT layoff possiamo sintetizzare:

  • Recessione del mercato post boom della pandemia
  • Trasformazione del mercato IT nel settore di riferimento
  • Conseguenza investimenti poco redditizi o speculativi nell’ottica del breve periodo
  • Automatizzazione operazioni con tecniche di intelligenza artificiale
  • Ottimizzazione dei costi per ottenere utili maggiori
  • Ottimizzazione dei costi per strategie societarie (es. cessioni, acquisizioni, ecc.)
  • Tendenza a tagliare nei settori marketing, vendita, amministrazione a favore dei ruoli tecnici e ingegneristici.

In base ai contratti esistenti, i rapporti di lavoro vengono cessati con una comunicazione diretta, con una soluzione concordata o prevedendo un percorso di re-skilling finalizzata alla riassunzione in un’altra business unit dell’azienda.

Cloud Software Group: il CEO Tom Krause spiega il taglio del 12% della forza lavoro

Recentemente, Tom Krause, CEO di Cloud Software Group, la holding che fa capo a Citrix e Tibco, ha pubblicato un lungo post su Linkedin in cui spiega le strategie del gruppo, che hanno portato al licenziamento del 12% dell’intera forza lavoro delle varie società che compongono il gruppo da lui diretto. Dopo l’entusiastica apertura sui risultati economici raggiunti nel corso, Krause ha specificato che: “Nel 2024 la nostra intenzione è di:

  • Continuare a semplificare i processi, i programmi e i sistemi interni con operazioni più snelle e centralizzate.
  • Allineare meglio le nostre funzioni e risorse go-to-market con la strategia delle business unit che supportano.
  • Focalizziamo ulteriormente le nostre roadmap di prodotto sull’investimento nell’innovazione che meglio soddisfa le esigenze dei nostri clienti.

Ma il cambiamento spesso significa prendere decisioni difficili. Sebbene ci siano diverse aree dell’azienda in cui i nostri piani prevedono assunzioni aggiuntive per supportare i nostri obiettivi, ciò significa anche uno sguardo pragmatico a quei luoghi in cui abbiamo semplicemente bisogno di meno risorse o di risorse diverse”.

Tom Krause è peraltro noto per il proprio passato in Broadcom, prima come CFO e successivamente come presidente del gruppo, ed è stato coinvolto in varie ristrutturazioni societarie che hanno previsto tagli importanti.

Broadcom è una holding finita recentemente nell’occhio del ciclone per la gestione di VMware dopo la sua acquisizione, in particolare per quanto concerne il partner program. Al netto di una cifra di tagli certamente superiore alle 2000 unità, Broadcom ha diviso VMware in quattro differenti unità, prospettando una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda la selezione e la gestione dei partner di canale, con l’intenzione di snellire e rendere più profittevole la propria rete di distribuzione.

SAP: in arrivo altri 8000 tagli, ma il futuro appare radioso

Dopo i 3000 esuberi dello scorso anno, SAP ha annunciato l’intenzione di voler riconsiderare la posizione di altri 8000 dipendenti, appartenenti a differenti business unit. Secondo una nota ufficiale, SAP ha descritto come la ristrutturazione sia parte integrante di un percorso destinato a concludersi nel 2025, e che sta iniziando a focalizzarsi su quelle che vengono definite le “aree di crescita strategiche chiave”, citando soprattutto il business legato all’intelligenza artificiale. Il percorso, secondo SAP prevede espressamente di : “Trasformare il setup operativo per sfruttare al massimo le sinergie organizzative, grazie all’efficienza AI-driven, per preparare la company a crescere in futuro con un business altamente scalabile”.

Parte del prezzo da pagare riguarda le sorti di ben 8000 dipendenti, il cui taglio consentirà a SAP di ottimizzare i costi relativi alle figure ritenute meno efficienti, per reinvestire sulle aree ritenute più strategiche per la crescita, secondo le previsioni del nuovo business plan. Nella nota ufficiale, SAP ha riportato di cercare una soluzione sia per quanto riguarda i licenziamenti volontari e il re-training interno, utile e recuperare forza lavoro in altre posizioni.

Il CEO Christian Klein ha precisato come il programma di ristrutturazione aziendale preveda notevoli benefici sul piano economico grazie ad un profondo ripensamento delle soluzioni real estate finora adottate. La tendenza a favorire lo smart working ha infatti consentito all’azienda tedesca di ridurre sensibilmente gli spazi ad uso ufficio, riducendo di conseguenza i costi relativi al facility management.

VEEAM e il riequilibrio della forza lavoro: 300 licenziamenti e 500 assunzioni

Uno degli scenari più favorevoli ai licenziamenti è dovuto alla riduzione della necessità di forza lavoro in aree di business molto specifiche, a causa delle variazioni della domanda di mercato, del modo di affrontarle e del notevole contributo che l’intelligenza artificiale sta offrendo per automatizzare e rendere più efficienti alcuni processi, in particolare nelle linee di business di marketing, vendite, customer care e amministrazione.

Una tendenza inversa pare invece interessare I ruoli tecnici, dove la richiesta di figure specializzate appare in sensibile aumento, al punto che molte aziende lamentano di non riuscire a soddisfare il fabbisogno in fatto di nuove competenze. Recentemente, Veeam ha dichiarato di avere in previsione 300 tagli in area marketing / sales e un piano di 500 assunzioni nell’area engineering.

In una recente intervista a CRN, il COO di Veeam, Matthew Bishop, ha rivelato che: “Come ogni company di successo, durante il suo planning annuale, Veeam si ritrova a prendere decisioni mirate a premiare le aree di investimento secondo l’evoluzione del business e del mercato di riferimento. Non rendiamo pubblici i nostri business plan, ma posso tranquillamente dire che abbiamo in programma assunzioni in certe aree, alcuni riposizionamenti e una serie di tagli in altri ruoli”.

Bishop ha approfittato dell’occasione per rimarcare come: “Per Veeam, il 2023 si è concluso come il miglior anno di sempre in termini di crescita, profitto e market share, dove ora siamo al primo posto a livello globale”, anche a costo di scelte poco popolari a livello HR.

AI layoff: quando l’intelligenza artificiale sostituisce l’uomo

Uno dei fenomeni emergenti nel corso del 2023 è stato costituito dall’esponenziale impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. La crescita in termini della AI adoption sta iniziando a trasformare radicalmente l’organizzazione interna delle imprese, con numeri importanti soprattutto se prendiamo in considerazione le big tech.

Un caso esemplare è costituito da Google, che nel contesto delle proprie operazioni HR, secondo The Information, prevede la possibilità di eseguire 30mila licenziamenti, anche in questo caso concentrati in alcune linee di business, in particolare quella che fa riferimento agli ad sales, le cui operazioni sono tra le più semplici da automatizzare, oltre a Google Assistant, Youtube e alle divisioni device e servizi.

La notizia è rimbalzata in maniera estremamente rapida a livello mediatico, costringendo il CEO Sundar Pichai a dare spiegazioni in merito alle trasformazioni in programma: “Abbiamo obiettivi ambiziosi e quest’anno continueremo ad investire nelle nostre priorità. La realtà è che per creare la capacità di questo investimento, ci ritroviamo a fare scelte difficili”.

Nel contesto di un’intervista a The Verge, Pichai ha precisato che: “Molti di questi cambiamenti sono già stati annunciati, anche se alcuni team continueranno a prendere decisioni specifiche sull’allocazione delle risorse durante l’anno, se necessario, e alcuni ruoli potrebbero ovviamente risentirne”. Secondo il CEO di Google infatti: “Ci ritroviamo in una situazione che non abbiamo mai dovuto affrontare in questi 25 anni”.

Google è uno dei principali fautori a livello globale delle tecnologie basate sulle AI, come dimostrano le recenti novità relative a Gemini e Bard. Notevoli novità sono in atto anche per quanto riguarda l’implementazione della AI nei processi interni della società di Mountain View e l’impatto sulle sorti della forza lavoro lo dimostra chiaramente.

Come annunciato, la ristrutturazione citata da Sundar Pichai avrà un impatto sensibile principalmente sul team di vendita degli annunci, dove Google ha già ampiamente esplorato i vantaggi relativi all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, ottenendo risultati molto importanti per quanto concerne l’efficienza operativa.

Oltre a Google Ads, Google ha implementato funzioni AI anche nella divisione customer care, un altro contesto che ha subito ripercussioni sul piano occupazione, nel contesto dei 12000 licenziamenti già eseguiti dall’inizio del 2023. Google ha annunciato di voler proseguire a snellire la forza lavoro di cui dispone, pur impegnandosi a riallocare gli esuberi in altri contesti.

Il tema degli AI layoff sarà sempre più attuale man mano che una grande quantità di aziende inizierà ad implementare massivamente la AI, generativa e non, per automatizzare i propri processi di business. Si tratta di un fenomeno in grado di interessare potenzialmente milioni di lavoratori, con il rischio di importanti ricadute a livello socio-economico, come ampiamente previsto da numerosi esperti sul tema già negli anni passati.

Grandi licenziamenti del settore IT-TECH: tra AI e ristrutturazioni aziendali, il report completo ultima modifica: 2024-01-26T19:46:52+01:00 da Francesco La Trofa

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