“Siamo entrati nella fase di Digital Reinvention, ovvero ridefinire il business grazie alla Intelligenza Artificiale” ha detto Ginni Rometty, Ceo di IBM, all’evento di inaugurazione (rigorosamente a porte chiuse, ma non esistono porte chiuse per la truppa del Sergente Lorusso) dell’IBM Think Summit di Milano.

E se lo ha detto Ginni, ci possiamo fidare. La Digital Transformation entra nella fase due, quella in cui dalla sperimentazione si passa alla ridefinizione del business aziendale grazie alla Intelligenza Artificiale. Ridefinizione, sì, ridefinizione, basta giocare, ora si fa sul serio.

L’IBM Think Summit è il grande evento di apertura degli IBM Studios, il luogo dell’innovazione secondo IBM creato all’interno dell’(ex) Unicredit Pavilion creato dall’archistar Michele De Lucchi in piazza Gae Aulenti a Milano, nel quartiere Garibaldi-Porta Nuova.

Dal 20 giugno 2019 per nove anni e a fronte di un investimento di 40 milioni di euro, il padiglione sarà la sede degli IBM Studios. Il luogo di massima ispirazione per consulenti IBM, clienti e partner. Il luogo in cui si confronteranno quotidianamente su Intelligenza Artificiale, blockchain, cloud (sempre più ibrido), IoT, Security e Quantum Computing.

Reinventare il business con l’Intelligenza Artificiale e il cloud ibrido

“Il prossimo passo della Digital Reinvention sarà caratterizzato dall’accelerazione dell’uso dell’Intelligenza Artificiale ovunque nel business – prosegue Rometty – e dalla consacrazione del cloud ibrido come l’ambiente ideale ai carichi di lavoro delle aziende”. È, qui e ora, il momento della consacrazione della piattaforma IBM Watson, lanciata nel 2014 e che ora si presenta nelle declinazioni Watson Studio, Watson Machine Learning e Watson OpenScale. Una suite di strumenti che permette alle aziende di costruire, distribuire e gestire i propri modelli di AI in un cloud ibrido.

Leggi anche: come fare business con l’Intelligenza Artificiale

Gli strumenti ci sono, dunque, e i casi applicativi di IBM ne dimostrano la bontà. Ma, evidentemente, non basta. Secondo un sondaggio commissionato da IBM negli USA e in Gran Bretagna, il 56% dei dipendenti interpellati sostiene di non essere certo che la propria azienda sia pronta a usare l’AI come vantaggio competitivo. E il 52% crede che la cultura aziendale sia una barriera per l’adozione dell’AI.

I clienti non sono pronti? Ci deve pensare il partner

In pratica: siamo pronti, tutti, clienti e partner, a usare l’AI? Già, perché se non lo sono i partner, è difficile che lo possano essere i clienti. I partner IBM come Reply Blue, BlueIT, Computer Gross, Dedagroup, Mauden e Tech Data, presenti all’IBM Think Summit 2019 in veste di sponsor, si confermano oggi più che mai i portabandiera della visione IBM. E se non sono loro i primi a comprendere e trasferire il verbo, di strada se ne fa poca.

È un classico problema di cultura, l’Intelligenza Artificiale, quella seria, impatta prima di tutto sui processi, sulle risorse, che, senza una forte motivazione, non potranno realizzare la tanto agognata Digital Transformation. E la cultura deve essere trasmessa da chi con i clienti ci parla tutti i giorni. Sono i partner di canale i primi a reiventare la propria offerta, partendo da una componente consulenziale fresca e realmente innovativa.

Ma i partner IBM si stanno attrezzando

Ma i partner IBM almeno quelli che abbiamo visto all’IBM Think Summit 2019 si dimostrano reattivi. Per molti di loro è già in atto una certa strategia di refresh delle competenze che prevede, perché no, anche una riduzione dell’età media delle proprie risorse. In un ambito Agile, in cui lo sviluppo software si è rivoluzionato totalmente, e in cui la creatività torna a viaggiare a braccetto con l’innovazione c’è bisogno di forma mentis nuova. Per la generazione degli under 45 l’occasione è ghiotta e loro lo sanno benissimo.

Così non ci si sorprende se sul palco dell’IBM Think Summit si avvicendano innovatori in erba dal forte backgroud tecnico e dalla visione ampia. Non ci si sorprende se le strategie di acquisizione di system integrator e distributori si orientano verso startup e pool consulenziali composti da risorse fresche, propositive, appassionate e, soprattutto, competenti sulle nuove vision tecnologiche.

La Digital Reinvention si fa con Intelligenza (Artificiale) e forze fresche

Un esempio su tutti che abbiamo visto sul palco dell’IBM Think Summit 2019 è Area8, un’azienda che fa parte del Gruppo Mauden, uno dei più importanti e storici partner IBM. Attiva ovviamente nell’ambito della Artificial Intelligence, Area8 recita nella sua homepage: “il nostro punto di forza è il team: giovane, dinamico, altamente motivato e sempre volto alla identificazione di soluzioni inedite per soddisfare tutte le richieste dei nostri clienti. Entusiasmo, creatività e tenacia sono le parole chiave che identificano Area8”.

Quanti partner IBM hanno provveduto a inserire parole come “giovane”, “dinamico”, “entusiasmo”, “creatività” nei loro messaggi di marketing? Ebbene, sarebbe ora di farlo, non lo chiede solo Ginni Rometty, lo chiedono le aziende clienti.

Intelligenza Artificiale per la Digital Reinvention di IBM: i partner sono pronti? ultima modifica: 2019-06-23T22:16:40+02:00 da Valerio Mariani

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui