Nuova puntata della rubrica multipiattaforma #TDVMware in collaborazione con Tech Data e VMware. Un appuntamento esclusivo dedicato alle competenze, al valore e all’innovazione che oggi servono a tutti i migliori operatori dell’ecosistema ICT per portare, sul territorio, il digitale che le imprese chiedono e cercano.
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Competenze di business: lo skill gap degli sviluppatori europei. Sul fronte delle competenze, gli sviluppatori sono chiamati ad assumere un ruolo sempre più multidisciplinare per soddisfare esigenze sempre più complesse sul piano applicativo. Tale aspetto costituisce in un certo senso una svolta rispetto all’elevata specializzazione nella programmazione di codice e nella gestione di progetti di sviluppo che da sempre li contraddistingue.

Tuttavia, una recente ricerca commissionata da VMware e svolta da Textkernel, ha evidenziato come soltanto il 26% delle competenze richieste negli annunci di ricerca per sviluppatori includono competenze relative al business tra i requisiti essenziali per svolgere l’incarico.

Questa tendenza genera un gap di comunicazione tra il personale tecnico e quello manageriale, che rischia di creare più di qualche complicazione durante il ciclo di vita delle applicazioni, nel soddisfare le esigenze di business dell’azienda. La situazione è certamente rimediabile, ma occorre dedicare maggior attenzione ad alcuni dettagli.

Sviluppo software e competenze di business: così vicini, così distanti

I dati rilevati dalla ricerca di Textkernel hanno rilevato che durante le ricerche di lavoro per trovare sviluppatori, molto sporadicamente richiedono competenze specifiche in determinati ambiti di business: soltanto nel 5% si ricercano conoscenze in ambito finanziario, nel 6% per la gestione degli stakeholder e nel 7% per quanto riguarda la gestione dei progetti.

L’aspetto paradossale della vicenda è costituito dal fatto che se uno sviluppatore non è dotato di queste competenze, ben difficilmente potrà comunicare e far comprendere agli stakeholder non tecnici il lavoro di sviluppo, a cominciare dalla presentazione del business case. Se si è fortunati, ci si ritrova a bordo un programmatore che, per formazione ed esperienze sul campo, dispone anche di competenze relative al business, ma è abbastanza anomalo il fatto che vengano esplicitamente richieste così di rado. Si rischia di sottovalutare un aspetto che può rivelarsi oltremodo problematico.

Il sondaggio ha analizzato nello specifico le competenze di business nei seguenti ambiti: Coaching e mentoring, consulenza, finanza, innovazione, project management e gestione degli stakeholder.

Per quanto riguarda le figure professionali, sono state invece coinvolte: Android developer, data architect, data engineer, data scientist, DevOps engineer, front-end developer, iOS developer, machine learning engineer, software engineer e web developer.

Nello specifico, la ricerca è stata svolta sulla base dell’analisi delle offerte di lavoro per i ruoli sopracitati nel periodo gennaio 2021 – maggio 2022 nei seguenti paesi europei: Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Austria, Belgio e Spagna.

In merito alle ricerche di lavoro per i vari specialisti nell’ambito dello sviluppo software, le aspettative nelle competenze di business hanno presentato sostanziali differenze. L’analisi rileva infatti come tali skill siano state richieste al 63% dei data architect, ma soltanto al 23% dei front-end developer. Si tratta di una forbice molto ampia, al cui interno rientrano tutte le categorie di sviluppatori prese in considerazione dal sondaggio. In particolare, ai front-end developer non è praticamente mai stata richiesta una competenza nemmeno basilare nel project management e nella gestione degli stakeholder. Tale osservazione sorprende, considerando che si è lavorato su un campione di circa 130mila annunci, pertanto ampiamente rappresentativo.

Una professione sempre più richiesta, sulla base delle specializzazioni

Gli sviluppatori software sono certamente tra le professioni più ricercate in ambito IT, dove le aziende stanno conducendo una vera battaglia senza esclusione di colpi per assicurarsi i talenti migliori, e molto spesso per riuscire a colmare in qualsiasi modo le proprie lacune in termini di organico.

Secondo i dati rilevati sulle ricerche di lavoro presentate sulla piattaforma Jobfeed, nel primo trimestre 2022 le ricerche per figure legate allo sviluppo sono cresciute del 38% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tra i dati relativi ai singoli paesi, appare decisamente fuori scala il +173% fatto registrare dalla Spagna, che precede, staccatissima, l’Italia (+106%). Tra le nazioni che hanno registrato le minori variazioni ritroviamo invece il Regno Unito (+22%), il Belgio (19%) e i Paesi Bassi (+3%), mentre nessun paese ha fatto rilevare un decremento.

In merito alle singole specializzazioni, tra i dati più sorprendenti dello studio commissionato da VMware per ottenere una mappatura dettagliata del rapporto tra competenze di sviluppo e competenze di business, ritroviamo ancora la Spagna con un +305% di richieste per quanto riguarda la ricerca dei data engineer, mentre in Italia la figura che è cresciuta maggiormente a livello di attenzioni da parte dei recruiter è stata quella del data architect (+210%).

In generale, i professionisti in ambito Big Data & Analytics sono coloro che hanno fatto registrare gli incrementi più significativi, sulla base del trend che vede le aziende sempre più data-driven nel loro approccio strategico e nella formulazione della loro offerta.

In molti casi, a fronte di una oggettiva difficoltà di trovare sul mercato determinati ruoli, le aziende, pur di portare a bordo sviluppatori da inserire nei propri progetti, si avvalgono di figure junior o provenienti da discipline adiacenti, preoccupandosi di formarle internamente mediante un percorso mirato a colmare gli eventuali skill gap, spesso affidato a docenze in outsourcing.

Molti ruoli iniziano a rimanere inevitabilmente scoperti e i trend legati alle annualità rivelano che tale lacuna sia destinata ad aumentare in maniera sempre più tangibile nei prossimi anni, in quanto il mondo della formazione non riesce ad introdurre sul mercato un numero di sviluppatori capace di soddisfare la domanda complessiva. Il crescente ricorso dallo smart working ha generato un ulteriore livello di competizione tra le aziende, che possono ampliare notevolmente il proprio range di ricerca a livello globale.

In questo contesto appare evidente come la crescente presenza di sviluppatori all’interno delle aziende debba necessariamente comportare una maggior attenzione verso il dialogo che si genera tra chi crea le applicazioni e i responsabili aziendali, anche per trasmettere in maniera tangibile quali siano le esigenze in termini di risorse da stanziare per sostenere lo sviluppo di progetti sempre più cruciali per le sorti del business.

La percezione di valore dello sviluppo software non può prescindere da un dialogo continuativo e ben focalizzato sugli aspetti più rilevanti in funzione delle esigenze aziendali e dei bisogni dei clienti.

Verso un maggior dialogo tra sviluppo e business

In merito alla curiosa situazione che vede ignorare le competenze di business negli annunci di ricerca per sviluppatori, Ed Hoppitt, EMEA Director, Apps and Cloud Platforms di VMware, ha sviluppato una condivisione fotografia della situazione: “Con l’aumento della domanda di delivery delle app da parte dei Consigli di Amministrazione, esiste una reale opportunità per gli sviluppatori di affinare le proprie competenze di business e di diventare più visibili e determinanti nella modernizzazione delle app. I responsabili aziendali raramente parlano di tecnologia e gli sviluppatori possono rappresentare questo ponte necessario. Sfruttare questa enorme opportunità di maggiore coesione tra il core business, gli sviluppatori e l’IT, e valorizzare gli sviluppatori con competenze di business a complemento delle loro abilità di codifica, è essenziale se le aziende vogliono porre le app al centro di una strategia digital-first“.

Appare evidente come i settori HR debbano necessariamente aggiustare il tiro nel formulare i processi di selezione del personale legato allo sviluppo delle applicazioni, onde evitare di trascinare dei problemi di comunicazione interna che possono rivelarsi oltre modo critici man mano che l’organico dell’azienda tende ad aumentare grazie alla crescita dei progetti e all’avvio di nuove commesse.

A prescindere dal fatto che sia o meno specificato nell’annuncio, gli sviluppatori dovrebbero essere consapevoli del fatto che il mercato richiede soft skill relazionali e competenze almeno basilari in termini di business. Investire su questi aspetti nella propria formazione consente innanzitutto un on-boarding più semplice rispetto a chi ne è digiuno, oltre a garantire una naturale vantaggio competitivo e maggiori chance di crescita professionale.

Come già precisato, le aziende tendono a colmare le carenze sul piano della comunicazione tra il personale tecnico e quello puramente manageriale in un secondo momento, affidandosi a percorsi di formazione specifici, mirati a migliorare le qualità dei dipendenti. Inutile evidenziare come agire preventivamente consentirebbe di rendere molto più efficienti molti aspetti del workflow. D’altro canto, in un contesto di relativa scarsità di figure specializzate nello sviluppo, è un dato di fatto che gli aspetti legati alla comunicazione interna finiscono molto spesso per costituire una priorità secondaria rispetto a quelli puramente operativi, più urgenti nel garantire il soddisfacimento delle commesse.

In ogni caso, la strada, come sostiene lo stesso Hoppitt, pare molto ben delineata e le aziende non possono più restare indifferenti alla necessità di: “Trovare coloro che sono in grado di realizzare risultati di business guidati dalle app e comunicarne l’importanza per la strategia digitale. Tale aspetto è fondamentale per il successo futuro delle organizzazioni”.

Competenze di business: lo skill gap degli sviluppatori europei ultima modifica: 2022-07-04T10:28:06+02:00 da Francesco La Trofa

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