Il mercato IT post Covid-19: le ragioni e le soluzioni di una crisi anomala. Una nuova puntata della super rubrica multimediale #TechPro in collaborazione con Japan Tomato.

Quanto successo nel 2020, con un trend di continuità nei primi mesi del 2021, è qualcosa di piuttosto inedito. La pandemia Covid-19 ha stravolto il nostro rapporto con il digitale, creando una clamorosa impennata della domanda, a fronte di una contrazione dell’offerta causata da evidenti limitazioni di produzione, forniture e trasporti.
Il tutto mentre era già stata programmata una stagione di lanci con pochi precedenti, che ha visto arrivare sul mercato tantissime novità sul fronte Apple Mac, processori, schede video, oltre a due nuove generazioni di console. Ce ne parla Japan Tomato in uno dei suoi proverbiali servizi di approfondimento.

Molte delle crisi economiche, comprese quelle che, in tempi più o meno recenti, hanno coinvolto gli ambiti tecnologici, sono da imputare ad una crisi della domanda. Non è facile stimolare continuamente un mercato proponendo graduali migliori delle stesse tipologie di prodotto, dal momento che le innovazioni radicali, capaci di spostare le abitudini dei consumatori, non maturano all’ordine del giorno.
La crisi del mercato IT post Covid-19 presenta cause ed effetti totalmente inediti, anche se per assurdo è molto più facile da spiegare di ciò che sembri. Vediamo la sintesi dei principali fattori scatenanti.

Mercato IT e COVID-19: tra crisi e rincari

La pandemia Covid-19 è stata la più classica delle situazioni impreviste ed imprevedibili.
Da un giorno all’altro le catene di approvvigionamento delle linee di produzione sono state totalmente stravolte, soprattutto considerando che alcuni componenti informatici vengono prodotti soltanto in alcune regioni del mondo.

I produttori si sono ritrovati con forniture ridotte, se non del tutto interrotte, per far fronte ad una domanda in netta crescita. Oltre a questi aspetti, su cui ci focalizzeremo nei successivi paragrafi, un fattore determinante è stato causato dalla criticità del sistema dei trasporti. I container sono stati spesso riservati alle priorità delle forniture sanitarie, oltre a rimanere nei porti più tempo rispetto al solito. Se mediamente la fornitura di un carico su un container poteva costare, pre pandemia, circa 2000 dollari, post Covid è arrivata a costare circa 9000 dollari, incidendo per forza sui prezzi finali dei componenti.

Una grande esigenza di PC per smart working e DAD

Il principale fattore di incremento della domanda di dispositivi informatici è derivato dall’improvvisa esigenza di dover lavorare e studiare da casa. Si stima che ben 14 milioni di persone abbiano acquistato un nuovo dispositivo per adempiere alle esigenze di lavoro e studio a livello domestico.

Per la prima volta si è dunque assistito ad una parziale contrazione del mercato mobile a fronte di una decisa crescita del mercato PC. Questo spiega l’inaspettato successo, per non parlare in maniera esplicita di riscoperta, dei Chromebook che hanno avuto una fortuna commerciale incredibile per il fatto di essere inconsapevolmente perfetti per le esigenze richieste in questo momento dal mercato, oltre a godere di una buona disponibilità di prodotti.

Mercato IT e non solo, tanti nuovi prodotti, ma quando saranno disponibili per tutti?

A causa della scarsa reperibilità, periferiche e componenti hanno visto lievitare i propri prezzi. Processori, RAM e SSD hanno subito rincari fino al 25%, le schede madri fino al 40% e le schede video addirittura fino al 70% dei loro prezzi pre-covid o dei prezzi annunciati al lancio dei prodotti. Una situazione paradossale, i cui effetti difficilmente tenderanno a normalizzarsi prima della fine dell’anno in corso.

Il 2020 è stato l’anno delle novità, ossia la più classica delle cose giuste al momento sbagliato. NVIDIA e AMD hanno lanciato la nuova generazione delle loro schede video, in un contesto già decisamente critico, dal momento che anche pre Covid non era semplice tenere i ritmi di produzione per soddisfare un mercato enorme, che unisce i gamer, i grafici professionisti  e i miner, la categoria più “odiata” da chi utilizza i pc per soprattutto per visualizzare dei contenuti sul monitor, piuttosto che spremere 24/7 le GPU per estrarre criptovalute.

L’arrivo dei miner in un mercato consolidato ha creato una notevole destabilizzazione, tant’è che è diventato proprio difficile trovare anche le schede della generazione precedente, figuriamoci le nuove RTX 30×0 di NVIDIA, per cui sono previste lunghe liste di attesa, con prezzi che difficilmente si mantengono a sull’ordine di grandezza delle cifre ufficiali.

AMD ha inoltre presentato tutte le nuove linee di processori Ryzen sia per il mercato consumer che per quello professionale / server. La novità e gli ottimi benchmark presentati delle recensioni hanno generato una forte richiesta da parte del mercato, con le consuete difficoltà per chi vuole entrare in tempi rapidi in possesso dei nuovi Ryzen, pur in una situazione molto meno estrema rispetto a chi intende acquistare una scheda video per il proprio PC.

Meglio del previsto invece Apple, che avendo internalizzato quasi tutti i processi produttivi è quasi sempre riuscita a rispettare i lanci e le forniture della nuova flotta di prodotti basata sui rivoluzionari Soc M1.

Il segmento puramente professionale ha subito forse in maniera ancor più penalizzante il trend negativo del mercato delle schede video, e lo dimostra il calo del mercato Workstation, nonostante vi fosse un incremento di domanda che è rimasto in buona parte non soddisfatto dalla disponibilità dei prodotti sul mercato.

Il curioso caso di PS5 e di XBOX Series S | X

Oltre agli argomenti che caratterizzano l’IT, anche l’ambito dell’entertainment puro sta vivendo una stagione decisamente insolita. Sony e Microsoft avevano da tempo previsto il lancio sul mercato della nuova generazione di console, rispettivamente con la Playstation 5, disponibile in due versioni, con e senza unità ottica, e alle Xbox Series X e Series S.
Anche in questo caso si è generata una situazione paradossale, in cui la domanda ha letteralmente surclassato l’offerta, rendendo quasi introvabili sia le PS5 che le Xbox Series X, costringendo molti utenti ad “accontentarsi” delle Series S.

Si è dunque creato un fenomeno legato ai drop, ossia la circostanza in cui i vendor rendono disponibili online un certo quantitativo di console, attivando in sostanza un click day in cui i più fortunati riescono ad aggiudicarsi quelle console che sui vari portali dell’usato vengono puntualmente rivendute a cifre ben maggiori di quelle ufficiali. Un fenomeno deprecabile, cui per il momento non si è riusciti, o più probabilmente non si è nemmeno provato ad offrire una soluzione utile a soddisfare la base attiva degli utenti, più che i semplici speculatori.

In fin dei conti i canali attraverso cui Sony e Microsoft distribuiscono ufficialmente i loro prodotti guadagnano ugualmente, pur essendo logicamente costrette a rispettare i prezzi di listino, senza poterli maggiorare ufficialmente. Questa dinamica non determina alcun deterrente per chi sfrutta la situazione in maniera assolutamente lecita, ma poco solidale con gli interessi dell’intera comunità videoludica.

Chi gongola in tutto ciò è ovviamente Nintendo, che dopo un periodo di fatica è tornata a sostenere la produzione della sua Switch, recuperando forte terreno anche sulle vendite della Switch Lite. Le novità sull’annuncio di una possibile Switch Pro sono rimaste una voce di corridoio o più probabilmente rimandate a data da destinarsi, per cercare di capitalizzare al meglio una serie di vendite da record, oltretutto nel 35esimo anniversario di Mario, il franchise ufficiale Nintendo più popolare in assoluto, non potendo ovviamente considerare i Pokémon come tali. A livello di titoli, va annoverato il clamoroso successo di Animal Crossing, tra i pochissimi titoli di rilievo usciti nel pieno del primo lockdown.

Il mercato IT post Covid-19: le ragioni e le soluzioni di una crisi anomala ultima modifica: 2021-05-04T16:48:17+02:00 da Francesco La Trofa

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