Investimenti ICT post pandemia: vediamo quale sarà la situazione in Europa per il 2022.

Dopo il grande shock del 2020 e la transizione verso il new normal del 2021, il 2022 che si è appena aperto dovrebbe finalmente restituire una fotografia più stabile dello scenario post pandemico.

L’occasione per la riflessione che intendiamo proporvi deriva da un survey condotto da TechTarget e recentemente pubblicato su Computer Weekly, sulla base delle risposte di oltre 850 aziende europee, comprendenti sia grandi realtà a livello enterprise che piccole e medie imprese.

L’obiettivo del survey, sviluppato nel report 2022 IT priorities: Pandemic Impact & Major Trends, si è focalizzato su vari aspetti, che mirano ad identificare le tecnologie su cui le aziende hanno deciso di investire in maniera più decisa per adattarsi all’evoluzione digitale che ha seguito la pandemia, con l’emergere di fenomeni in precedenza meno rilevanti, a cominciare dalla cybersicurezza, un business in crescita esponenziale, sia per i cybercriminali che per i provider di soluzioni sempre più indispensabili per proteggersi e reagire alle minacce provenienti dalla rete.

La riorganizzazione del lavoro, con la dirompente novità del remote working ha creato grandi opportunità per il mercato IT, chiamato a garantire soluzioni efficaci per il lavoro ibrido, per strutturare il flusso di lavoro in maniera più consapevole rispetto alla totale improvvisazione dei primi giorni della pandemia.

Vediamo dunque quelli che a nostro avviso costituiscono gli aspetti più significativi della ricerca svolta da TechTarget in merito alle priorità IT in Europa per il 2022.

Le tecnologie più importanti su cui investire nel 2022

La pandemia ha causato notevoli cambiamenti dal punto di vista dell’attenzione e della percezione che le aziende dimostrano nei confronti delle varie tecnologie del mercato IT. Tale aspetto si riflette in primo luogo nella ricerca di nuove soluzioni e nella pianificazione dei budget per gli investimenti in information technology.

Secondo la ricerca di TechTarget relativa alla realtà europea, le tecnologie che hanno fatto il salto più importante in termini di popolarità sono state: Cybersecurity (+57%), EUC/Workspaces (+51%), Cloud (+38%), UC&C (+34%), Automation (+32%) e Data Governance (+27%).

La pandemia ha fatto si che praticamente il doppio delle aziende rispetto a prima (+91%) prevedano di investire in modo concreto per acquisire un workplace digital-ready e più in generale per supportare gli ambienti e i metodi di lavoro ibrido. Per quanto riguarda il quantitativo degli investimenti previsti in ambito IT, i grandi gruppi enterprise prevedono un aumento di spesa medio del 28%, mentre le PMI collocherebbero la loro stima attorno ad un più moderato ma pur sempre significativo +20% rispetto all’anno precedente.

Il cloud continua costituire uno degli ambienti IT su cui le aziende ripongono le loro particolari attenzioni, come dimostra il 39% intenzionato a diventare a tutti gli effetti “cloud first”, contro il 28% che continua a preferire con una certa fermezza un approccio on-premise. Il 72% degli intervistati ritiene di aver già avviato una strategia sull’automatizzazione dei processi grazie ai servizi in cloud, mentre il 49% delle grandi aziende (stimate dai 1000 dipendenti in su), quindi in sostanza una su due ha in programma di diventare a tutti gli effetti “cloud first” nel corso del 2022.

L’automatizzazione dei processi costituisce per molti versi la bottom line della digitalizzazione, come dimostra quel 85% di aziende che ha previsto investimenti in questa direzione nel corso del 2022, a prescindere dal fatto che ne abbia già avviati o meno in passato. Un’azienda su sei ha invece dichiarato di avere in previsione di avviare un progetto di automatizzazione per la prima volta in assoluto. Un altro aspetto di notevole rilievo è costituito dall’ottimizzazione dei flussi di lavoro, mirati ad incrementare l’efficienza. Il 39% delle aziende intervistate da TechTarget in Europa ritiene infatti di prevedere investimenti in tal senso sia per quanto riguarda i processi di business che per quelli tecnologici.

Il cloud pone le aziende di fronte a un bivio tecnologico ed organizzativo, la cui costante è rappresentata dalla sicurezza informatica

Tra gli aspetti più interessanti emersi dal survey è la decisa crescita delle applicazioni in cloud adottate dalle aziende e l’importanza dei servizi gestiti, destinati ad assumere una quota sempre più consistente nel mercato IT basato sul cloud computing. L’86% delle oltre 850 aziende intervistate ha dichiarato di voler collaborare con un MSP (Managed Service Provider) nel corso del 2022, il che si traduce in un aumento del 11% rispetto al 2021.

Si tratta di numeri da non sottovalutare, non soltanto per quanto riguarda la gestione dei budget dedicati al IT, ma soprattutto quando si tratta di valutare i nuovi assetti organizzativi aziendali a seguito della pandemia, sempre più orientati verso l’esternalizzazione delle fasi tecnicamente più onerose della gestione, sfruttando l’elevato livello di automazione e la convenienza economica dei MSP.

Tra le risorse su cui le aziende sarebbero maggiormente orientate ad avvalersi in cloud troviamo la security/risk management, i datacenter, i servizi di backup, di cloud monitoring e le tecnologie per lo sviluppo software (es. macchine virtuali, container, ecc.). In second’ordine, ma con cifre di tutto rispetto, ritroviamo invece l’impiego di piattaforme di unified communication per la collaborazione nel lavoro ibrido, la gestione degli asset IT, soluzioni per la customer experience e il più ampio contesto rappresentato dall’edge computing, che esula dal cloud puramente inteso pur vantando numerose connessioni a livello di servizi ed integrazione tecnologica.

Come previsto, le esigenze in termini di sicurezza informatica continuano ad aumentare, anche per via del moltiplicarsi della varietà e della quantità degli attacchi informatici. Durante la pandemia, la maggior parte dei lavoratori si è ritrovata costretta, da un giorno all’altro, a lavorare da casa, quindi decisamente all’esterno del tradizionale perimetro di sicurezza aziendale.

Tale condizione, per via dell’impreparazione nel gestire in sicurezza un’infrastruttura di rete chiamata ad interagire molto spesso con l’esterno e della generale carenza di formazione dei dipendenti in fatto di sicurezza informatica, ha causato un numero sempre più elevato di incidenti, cui si è posto rimedio soltanto in parte nel corso dei mesi a venire. Il nuovo scenario ha fatto si che le aziende corressero in qualche modo ai ripari, ma ha anche attirato le attenzioni dei cybercriminali, che hanno capito come sia facile approfittare delle grandi vulnerabilità dei sistemi di sicurezza di gran parte delle aziende connesse alla rete internet.

Tale scenario, imprevisto ed imprevedibile senza gli effetti della pandemia, ha fatto si che il 57% delle aziende intervistate nel contesto europeo ritenga essenziale garantire una maggior sicurezza ai propri dati e di prevedere investimenti mirati nel corso del 2022.

La minaccia principale del 2021 è stata caratterizzata dal ransomware (di cui abbiamo parlato in questo articolo), sia per via dell’effettivo volume di attacchi caratterizzato da questa particolare tipologia di malware che per la grande attenzione mediatica dedicata agli incidenti che hanno coinvolto le aziende e gli enti pubblici, paralizzati dall’azione ricattatoria dei cybercriminali, in particolare per quanto concerne gli attacchi a doppia estorsione. Tale aspetto ha assunto particolare rilevanza quando ha colpito direttamente le infrastrutture critiche, deputate a garantire servizi fondamentali per i cittadini di un paese, come l’energia o la sanità.

Nel 2022 si prevede un ulteriore aumento della quantità e della varietà degli attacchi ransomware ed il 59% delle aziende prevede di acquistare tecnologia in grado di ridurre o mitigare i rischi derivanti dai possibili incidenti di sicurezza informatica basati su questa tipologia di malware.

Tra gli aspetti emergenti figura anche l’ambito della cloud security, che permette di gestire direttamente in cloud tutta la complessità del monitoraggio dei sistemi di sicurezza aziendale, con una crescente attenzione per quanto accade e a livello edge e, in termini ancora più generali, sugli endpoint. Anche se l’adozione su larga scala dei sistemi SASE appare ancora distante (l’incremento sul 2022 è stimato nell’ordine del 6%), la crescente diffusione dell’approccio zero trust e di soluzioni di sicurezza cloud based sta aprendo in maniera decisiva la strada verso un segmento di mercato IT dalle prospettive decisamente molto interessanti per gli sviluppatori e i system integrator specializzati nella cybersecurity.

Pipeline IT: automatizzare e ottimizzare i flussi di lavoro

La pandemia e il fatto di aver intuito i vantaggi del digitale stanno orientando le aziende verso la rincorsa di una maggior efficienza generale, partita proprio dal fare di necessità virtù cui si è assistito nei giorni più critici dei lockdown che si sono susseguiti, dove è stato necessario ridurre i task manuali eseguiti direttamente dagli operatori umani. A ciò si è arrivati sia per una condizione remota del lavoro che per una oggettiva esigenza di distanziamento, che tuttora perdura nel new normal, a fronte delle continue ondate del Covid-19 in tutto il mondo.

Il lockdown ha accelerato quei processi di modernizzazione tante volte rimandati a favore di altre funzioni, ritenute prioritarie per le sorti del business. È arrivato il momento in cui una digitalizzazione spinta delle pipeline tecniche ed organizzative di un’azienda non può essere ulteriormente rimandata. Le esperienze della pandemia hanno dimostrato che il digitale funziona e, quando viene implementato in maniera consapevole, contribuisce ad elevare in maniera drastica l’efficienza di un’ampia gamma di operazioni fondamentali per le strategie di business.

Durante il survey condotto da TechTarget sulle priorità IT per il 2022 è emerso che l’85% delle organizzazioni intende investire concretamente sull’automatizzazione dei processi, per ottimizzare e rendere tangibilmente più efficienti i flussi di lavoro sia a livello organizzativo che tecnologico. Sorprende in particolar modo come il survey abbia rilevato che il 39% dei leader IT europei ritenga la business process automation come il principale focus in questo ambito. Inoltre, il 17% degli intervistati vede nella RPA (Robotic Process Automation) la tecnologia di riferimento per avviare o consolidare questo percorso di innovazione digitale.

Per quanto riguarda lo sviluppo delle applicazioni, emerge in maniera significativa l’attenzione nei confronti delle API (Application Programming Interface), ritenuta prioritaria dal 43% dei decision maker IT delle aziende. L’ultimo Magic Quadrant di Gartner relative alla gestione del ciclo di vita delle API, pubblicato nello scorso mese di settembre, ha stimato il volume d’affari 2021 di questo mercato attorno ai 2.1 miliardi di dollari, con una crescita del 24% rispetto all’anno precedente, nonostante le incertezze legate alla pandemia.

Enfatizzando gli aspetti legati al futuro di un lavoro sempre più ibrido e “cloud-first”, le tecnologie di automatizzazione e le iniziative API-based confermano come l’IT venga riconosciuto quale un fortissimo catalizzatore per tutte le strategie di business necessarie per rilanciare le aziende nel contesto post-pandemico.

Sistemi: il grande ritorno del ERP, il boom del HR e le conferme di CRM e Business Intelligence

Tra le principali sorprese evidenziate dal survey pubblicato su Computer Weekly appare la ripresa delle aspettative relative al software ERP (Enterprise Resource Planning), per cui gli intervistati stimano di aumentare il proprio budget di una quota pari almeno al 5%. Nel segmento relativo alle piattaforme software, all’interno della top 10 ben figurano la BI (Business Intelligence), i CRM (Customer Relationship Management) e la già citata BPA (Business Process Automation).

Per quanto riguarda la Business Intelligence, un risultato di aspettativa elevata era in qualche modo nell’aria, data la crescente importanza caratterizzata dai Big Data & Analytics, sempre più al centro di qualsiasi strategia atta a valorizzare il principale patrimonio di un’azienda digitale: i dati.

Per le aziende risulta fondamentale anche stabilire nuovi standard nella propria customer experience, passando per l’acquisizione di una maggior visibilità di tutti i prospetti coinvolti, puntando il più possibile sulle sinergie tra le varie linee di business coinvolte (marketing, sales, customer care). Tutti aspetti che i CRM di moderna concezione sono in grado di soddisfare, in particolare quelli cloud native, in grado di integrarsi facilmente con i principali sistemi aziendali.

La rinascita delle aspettative per le applicazioni di back-office invece costituisce in qualche modo un’inversione di tendenza, data la flessione che questa tipologia di software aveva accusato soprattutto nel 2020, l’anno pandemico dalle conseguenze più brutali sulle strategie IT a livello globale. La ripartenza ha in qualche modo convinto almeno il 30% dei decisor maker IT d’Europa a fare dell’ERP il principale progetto di piattaforma software aziendale su cui investire nel corso del 2022.

Tra le applicazioni che non abbiamo ancora menzionato meritano sicuramente una nota di particolare attenzione le piattaforme HR, in particolare quelle legate al reclutamento del personale e della formazione. L’automatizzazione dei processi relativi alla gestione delle risorse umane coinvolge in verità più applicazioni, capaci di catalizzare una crescita di investimenti da parte del 35% dei soggetti intervistati, con una netta prevalenza per le aziende di grandi dimensioni, che per evidenti ragioni di numeriche vedono questi processi maggiormente critici all’interno delle proprie organizzazioni.

L’elenco delle priorità prosegue senza particolari sorprese. La gestione della supply chain viene rilevata essenziale dal 23% delle aziende europee coinvolte nel survey, per migliorare e rendere più resilienti quelle filiere di approvvigionamento che hanno dimostrato tutta la loro fragilità durante i mesi più duri della pandemia, con una coda lunga caratterizzata dalla scarsità delle materie prime in moltissimi settori, dall’elettronica all’edilizia, senza dimenticare le forniture energetiche. Trovare alternative meno rischiose a livello di supply chain diventa pertanto fondamentale per moltissime aziende.

Per quanto riguarda le applicazioni front-end continua la crescita delle piattaforme e-commerce, sempre più integrate con i CRM. Dopo la brusca accelerata che ha seguito i primi lockdown del 2020, le applicazioni e-commerce confermano il loro trend a livello prioritario, interessando il 40% delle aziende europee, con una nota di particolare attenzione per le funzionalità self-service della customer experience.

Tali impressioni vengono confermate anche dalle applicazioni che consentono di supportare le funzionalità stesse dei principali front-end, come l’analisi di marketing, ritenuta prioritaria dal 20% degli intervistati e i servizi di contact center (23%) con un significativo aumento di aspettative nei confronti dei sistemi chatbot e degli assistenti virtuali, ormai sviluppati sulla base di tecniche di Intelligenza Artificiale e Machine Learning.

Le tecnologie non mancano, la volontà di investire da parte delle aziende nemmeno e per questo 2022 si profila pertanto una ulteriore spinta nei confronti del digitale rispetto ad un 2021 sicuramente promettente. Le iniziative relative alla trasformazione digitale e al trasferimento tecnologico saranno incoraggiate a livello italiano dalle opportunità del PNRR e in Europa dagli equivalenti strumenti di ripresa e resilienza post pandemica adottati dai vari paesi dell’Unione.

Investimenti ICT post pandemia: la situazione in Europa per il 2022 ultima modifica: 2022-01-24T16:13:19+01:00 da Francesco La Trofa

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