Smart worker… tutti ne parlano, tutti li cercano… molti si autodefiniscono tali, ma come si diventa davvero lavoratori intelligenti e digitali al tempo del never normal? La guida multimediale firmata VMware e Filippetti nel cuore della rubrica #WorkspaceHero.

Una guida per capire come essere davvero protagonisti del nuovo spazio di lavoro digitale facendo i passi giusti, scegliendo le soluzioni più “smart” e soprattutto evitando errori che, oggi, nessuno può davvero permettersi (qui comunque la prima puntata dedicata alla definizione di Digital Workspace cos’è, qui la seconda puntata dedicata alla guida al Remote Working e qui la terza puntata dedica alle regole del workspace)

Smart Worker, un destino scritto per tutti

È uno dei temi più ricorrenti se vogliamo immaginare la ripresa post-pandemia. Bisognerà tornare in ufficio o si potrà continuare a lavorare da casa? E, soprattutto, la scelta è davvero tra bianco e nero o ci sono delle sfumature da cogliere? Una precisazione preliminare da fare è di ordine linguistico e riguarda due aggettivi anglosassoni, ovvero “remote” e “smart” spesso accostati indifferentemente alla parola “working”. Bisogna fare ordine.

Nel primo caso cambia semplicemente il luogo che non è più la solita sede aziendale, ma casa propria o uno spazio condiviso, dalle biblioteche ai bar, passando per sale prettamente dedicate al coworking, un modello adottato perlopiù dai freelance.
Cosa diversa è l’attività dello smart worker, che attiene a una modalità più che a una condizione fisica. Una questione estremamente attuale in cui vediamo da un lato esempi come quello di Apple che richiama alla necessità della collaborazione tra colleghi, e dall’altro le soluzioni proposte da aziende come Facebook o Microsoft, più inclini a conservare le condizioni dettate durante i lockdown.

Istituzioni e privati, dopo l’estate, avranno sicuramente degli appigli più solidi per chiarire lo scenario che si sta delineando. Intanto possiamo arrivare preparati ai cambiamenti che si prevedono per il prossimo autunno, con una guida che ci faccia capire a fondo chi possiamo realmente definire “smart worker” e qual è la sua cassetta degli attrezzi.

In ultima analisi vedremo un esempio di soluzione integrata che abilita il vero Smart Working e a cui guardare per incamminarsi lungo la via del progresso. Un viaggio che dalla teoria ci porterà a fatti tangibili. Proseguiamo.

[Vuoi conoscere la nuova era del lavoro da remoto e tutti gli strumenti che ti servono per viverla al meglio? Qui una esclusiva guida pratica costruita da Filippetti in collaborazione con VMware]

Chi è lo smart worker?

Lo smart worker è un professionista che sa essere flessibile. Cosa vuol dire? Che innanzitutto deve superare il classico binomio computer-scrivania. Molte mansioni sono oggi praticabili ovunque, e con l’ausilio di tablet, smartphone e così via. È il potere del Mobile Device Management (MDM) che permette alle aziende di gestire e amministrare centralmente i dispositivi, garantendo agli utenti una corretta condivisione dei dati e mantenendo un’accurata distinzione tra profili personali e account business. Come dicevamo prima, è un concetto che va oltre limiti temporali prestabiliti.

Paradossalmente, ma neanche tanto, da remoto gli orari rimangono invariati e appaiono dei confini dentro i quali bisogna comunque rimanere. Lo smart worker si distacca da tale visione ed è completamente autonomo nelle sue scelte organizzative. Un approccio che deve essere supportato da tecnologie adeguate, all’insegna del cloud e delle cosiddette app di collaboration, come Microsoft Teams per intenderci.

Dal punto di vista economico, lo smart worker dà origine, nell’immediato, a un doppio risparmio: personale, dal momento che non deve necessariamente spostarsi ogni giorno, e aziendale, perché si riducono i costi come ad esempio le spese generali per le strutture. Certo, sussistono impatti negativi come l’isolamento dell’individuo e una scarsa conoscenza fra i membri del team che, specialmente se neoassunti, si sono magari visti solamente in videochiamata. E, parallelamente, si rischia di assottigliare la sfera privata, finendo per essere sempre reperibili.

Secondo i numeri dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, sono più di due milioni gli smart worker nella nostra penisola, con una grande partecipazione delle PMI (piccole e medie imprese) e della PA (Pubblica Amministrazione). Un numero in aumento, a patto di incrementare skill come l’attitudine a cooperare in team, il lavorare per obiettivi, un discreto livello di indipendenza e predisposizione alla leadership e, ovviamente, dimestichezza con gli strumenti digitali.

Un esempio di offerta integrata – il caso VMware-Filippetti

Appare dunque importante soppesare rischi e opportunità, con interventi mirati, mentre un discorso più generale si può fare per la parte relativa alla cybersecurity, messa di frequente a repentaglio proprio dal moltiplicarsi degli accessi ai database comuni.
Insomma, abbiamo un quadro davvero complesso e, per semplificare lo scenario, è fondamentale rivolgere lo sguardo a chi oggi, nel mercato, propone soluzioni di Digital Workspace complete che offrono vantaggi concreti.

Un esempio di offerta integrata è quello che nasce dalla ormai consolidata collaborazione tra VMware e Filippetti S.p.A., uno dei principali System Integrator italiani che ha maturato profonde competenze nel mondo del Digital Workspace e della sicurezza informatica.
La proposta si basa sulla piattaforma VMware Workspace ONE, una suite progettata per la gestione unificata degli endpoint e per velocizzare l’utilizzo degli stessi. Un fenomeno di cui abbiamo scritto qui.

Inoltre, funzionalità intelligenti permettono di arginare gli attacchi informatici, servendosi degli analytics e di esperti di spessore pronti a suggerire strategie per ottimizzare i flussi nell’Enterprise.
Il manuale del perfetto smart worker è in divenire e può nascere solamente attraverso sinergie, come quella tra Filippetti e VMware, in grado di aiutare davvero le organizzazioni a realizzare progetti di digital transformation e di modern workspace. Qui il vademecum, lanciato dalle due realtà citate, per costruire una postazione da smart worker con i fiocchi.

Smart worker chi sono davvero, cosa fanno e come si diventa lavoratori “intelligenti”. Il Caso VMware-Filippetti ultima modifica: 2021-07-09T16:11:56+02:00 da Emanuele La Veglia

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